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La politica della cooperazione italiana in Cina

di Massimo Iannucci

Prima di affrontare lo specifico tema della Cooperazione italiana con la Cina, vorrei ricordare quali sono i contesti internazionali nell'ambito dei quali si sviluppano le iniziative italiane a favore dei Paesi in Via di Sviluppo. La nostra attività di Cooperazione si colloca infatti nell'ambito di un più ampio impegno dell'Italia sotto tre diversi aspetti:
come Stato membro del Comitato per l'Aiuto allo Sviluppo dell'OCSE, al quale aderiamo sin dal 1961 e all'interno del quale condividiamo l'onere di partecipare allo sviluppo dei Paesi economicamente meno avvantaggiati;
come membro dell'Unione Europea, diventata da moltissimi anni il secondo donatore al mondo dopo il Giappone;
come partecipante al G8: l'Italia ne è entrata a far parte negli anni '80 anche in virtù del suo crescente impegno per lo sviluppo dei Paesi più poveri. Ancora oggi, in ogni riunione del G8, uno dei capitoli qualificanti degli impegni che i rispettivi membri assumono è quello di promuovere un'articolata politica di cooperazione allo sviluppo.
La Cina, paese prioritario per la Cooperazione Italiana in Asia, si trova oggi a dover affrontare importanti questioni inerenti il processo di riforme in atto: la prosecuzione del processo di razionalizzazione e di parziale privatizzazione delle imprese di stato, con pesanti contraccolpi sul piano occupazionale, gli squilibri crescenti tra città e campagna, tra regioni costiere e regioni occidentali (interne) ed i conseguenti flussi migratori interni verso le aree metropolitane e le regioni più ricche, le carenze dell'agricoltura e dei servizi a supporto della produzione agricola, le carenze del sistema delle grandi infrastrutture, la modernizzazione ed apertura del sistema bancario e finanziario, il miglioramento della sistema sanitario e la riforma urgente del sistema previdenziale e pensionistico.
Da ultimo, il problema di una vasta e persistente area di povertà assoluta (secondo dati ufficiali sono ancora 50 milioni i poveri al di sotto del livello minimo di sussistenza).
In questo contesto, l'Italia, attraverso le iniziative di cooperazione, ha come obiettivo generale quello di favorire la stabilità sociale della Cina, paese di 1 miliardo e 260 milioni di persone, impegnato in un processo di modernizzazione dai ritmi e dalle dimensioni senza precedenti.
Per diminuire le disparità esistenti, la nostra cooperazione si concentra nelle aree più svantaggiate, con interventi in settori prioritari, quale la sanità pubblica, l'agricoltura, le infrastrutture, la formazione e l'assistenza tecnica. Altro importante strumento sono i programmi a carattere sociale, mirati alla protezione e alla realizzazione dei diritti dell'infanzia e al rafforzamento della condizione delle donne.
In questa sede, vorrei sottolineare che la cooperazione universitaria, e con questo termine va compreso tutto il più vasto ambito dell'istruzione superiore, è considerata uno strumento essenziale per raggiungere le finalità di sviluppo che ci proponiamo.
Proprio in questo settore, ricordo la realizzazione di una Facoltà di Ingegneria della Manutenzione a Canton, finanziata dall'Italia con un contributo complessivo di circa 6, 5 miliardi.
Tale iniziativa si basa sulle due seguenti strategie:
a. da una parte, sviluppare la capacità di ripristino funzionale di impianti e macchinari, puntando soprattutto sull'acquisizione di capacità di programmazione, di organizzazione e gestione delle risorse implicate, dando così vita ad una autentica "cultura della manutenzione";
b. dall'altra, nel richiedere al progetto caratteristiche di stabilità con effetto moltiplicatore, si è giunti alla conclusione che la "cultura della manutenzione" poteva essere diffusa solo dalle istituzioni sensibili alla formazione, attente all'aggiornamento tecnologico, legate al territorio ed in grado di comprenderne i mutamenti e valutarne le necessità, quali, appunto, le Università e gli Istituti tecnici.
Sempre in questo campo, menziono anche il programma di Cooperazione con l'Università di Wuhan, per la creazione di un laboratorio di automazione industriale e relativo management.
Nel contesto della cooperazione universitaria, va evidenziato un altro tema prioritario per la nostra cooperazione, quello dei diritti umani. In Cina, infatti, nonostante alcuni accenni ad una maggiore apertura, rimangono le questioni della repressione del dissenso e dell'autoritarismo del sistema politico.
In questo settore, l'Italia ha finanziato un importante programma, realizzato dall'Università di Tor Vergata, per la formazione di 30 procuratori cinesi, in vista dell'adeguamento di quel sistema giuridico alle nuove esigenze economiche e sociali del Paese.
L'attenzione della Cooperazione italiana si rivolge anche al problema delle minoranze. In questo senso, sono numerosi gli interventi di cooperazione nella regione autonoma del Tibet ed in quelle provincie, in genere le più povere, con alta presenza di minoranze etniche.
A questo proposito, si possono ricordare il programma nel settore sanitario per lo "Sviluppo della medicina d'urgenza in Tibet", e quello nel settore agricolo a "Supporto del collegio di veterinaria nella provincia del Qinghai".
D'altra parte, con opportuni strumenti quali il credito di aiuto, la Cooperazione italiana interviene sia per favorire la razionalizzazione del sistema industriale cinese con un intervento di circa 200 miliardi a sostegno delle Piccole e Medie imprese cinesi, sia per promuovere l'ammodernamento delle infrastrutture con 12 progetti a valenza ambientale per complessivi 207 miliardi.
Cito, infine, un programma di impegno notevolissimo, cofinanziato dalla Cooperazione italiana (con circa 27 miliardi), che è quello del primo censimento agricolo della R.P.C., iniziato nel 1987, e che si concluderà agli inizi dell'anno prossimo, e con un costo complessivo di 195 milioni di dollari.
Considerate le caratteristiche socio-economiche della Cina ed il suo relativo livello di sviluppo, lo strumento della cooperazione universitaria rappresenta un aspetto che suscita grandi aspettative. La Cina sta infatti dimostrando un notevole dinamismo economico che, a sua volta, innesca un concomitante rapido mutamento dei comportamenti e delle attitudini sociali. Ciò rende estremamente mutevoli gli scenari e le prospettive che i programmatori dello sviluppo cercano continuamente di definire.
L'Italia, per quanto possibile, accompagna l'evolversi di questo processo anche attraverso specifiche iniziative che, come prima accennato, toccano aree di intervento assai diverse fra loro. Fra queste si possono menzionare il recupero e la tutela del patrimonio culturale, lo sviluppo delle capacità tecnologiche in diversi settori industriali, la formazione in campo giuridico, sanitario, ambientale e veterinario. Promuovere e sostenere iniziative di cooperazione, anche tra università italiane e cinesi, significa creare canali attraverso i quali far transitare le conoscenze e le esperienze indispensabili per uno sviluppo reale e "sostenibile", fondato sull'intelletto, vera ricchezza della persona umana.
Trovare le modalità per sviluppare questo settore diviene in tal modo una priorità poiché da esso dipende, tra l'altro, la possibilità per la Cina, di inserirsi nel dialogo scientifico internazionale con capacità di proposta e di difesa dei propri interessi.
Vorrei concludere con alcune annotazioni di carattere generale:
1. Cooperazione significa sempre rispetto delle realtà locale. Questo concetto è ancor più valido quando si tratta di cooperazione con la Cina, Paese che, con la sua tradizione e la sua forte identità culturale, non può essere oggetto di dissennate iniziative di sviluppo economico che non tengano adeguatamente conto delle loro immancabili ripercussioni sul piano sociale.
2. Cooperazione non significa iniziative "a pioggia" in un Paese in cui le realtà socio-economiche sono così diverse. Al contrario, la cooperazione deve essere inquadrata in una strategia non solo nazionale, ma anche europea ed internazionale, in modo da evitare l'ulteriore crescita di squilibri e tensioni.
3. Cooperazione, infine, significa dialogo: non più, quindi, iniziative promosse secondo criteri volti a migliorare la situazione economica delle nostre imprese (che hanno altri strumenti nazionali per penetrare i mercati stranieri), ma progetti identificati sulla base delle richieste del Paese e sviluppati d'intesa con quelle autorità nel contesto di "programmi quadro".
Non vi è dubbio che la Cooperazione con la Cina non è un'impresa facile. Ma, assieme all'India, essa rappresenta il maggior beneficiario della Cooperazione italiana in tutto il continente asiatico. È un obiettivo ambizioso, ma che, con i limitati mezzi a disposizione, cerchiamo di perseguire mantenendoci entro le linee guida che vi ho rappresentato.

* Intervento del Min. Iannucci all'Università di Milano - Palazzo Greppi, 30 settembre 1999.

MONDO CINESE N. 103, GENNAIO 2000

 

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