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EDITORIALE

Gli 80 anni del Partito Comunista Cinese e i nuovi scenari internazionali 

di Alessandra Lavagnino

Se i drammatici eventi che stanno sconvolgendo il mondo, a partire dai tragici attentati terroristici dello scorso 11 settembre, riusciranno anche a produrre nuove e più sensate riflessioni in merito a scelte strategiche che potranno coinvolgere l'intero nostro pianeta, è un auspicio che solo il futuro potrà confermare: per quanto concerne la realtà cinese, che costituisce l'argomento della nostra Rivista, ci sembra che proprio oggi - in un momento in cui la Cina brilla per assenza almeno sulle pagine della stampa italiana - il serio esame e l'attenta analisi dei suoi più rilevanti aspetti potranno costituire non solo un ulteriore tassello di conoscenza per la comunità degli studiosi e degli esperti, ma anche un utile servizio per gli studenti, gli intellettuali e gli imprenditori che con questo Paese vogliono trattare con maggiore competenza e apertura. Ed è perciò con questo spirito che passiamo all'esame di questi ultimi mesi. 

"China rises the flag", la Cina alza la bandiera, cosi intitolava lo International Herald Tribune del 18 settembre l'articolo in cui il corrispondente da Pechino, John Pomfret, rivelava una ricaduta, per certi versi quasi grottesca, della immane tragedia dell'11 settembre scorso: la maggior parte delle bandiere americane che attualmente sventolano ovunque negli USA a testimoniare l'unità patriottica del popolo americano viene prodotta da fabbriche cinesi, che si trovano oggi a essere sottoposte a massacranti turni straordinari per evadere ordini milionari di bandiere a stelle e strisce di ogni foggia e dimensione.1 Sembrerebbero così prevalere anche questa volta le spietate leggi dell'economia e del profitto sul dolore e la compartecipazione, ma una delle operaie intervistate dal corrispondente americano ha affermato, mentre completava una bandiera di due metri per tre: "Oggi è la cinquantesima che finisco, questo lavoro di solito non mi piace, ma questa volta quello che faccio serve a qualcosa!" dimostrando la solidarietà e la vicinanza del popolo cinese a quello americano2. E questo a meno di sei mesi di distanza dall'increscioso incidente diplomatico sino-americano dello scorso aprile, in cui, in seguito ad un supposto sconfinamento nello spazio aereo cinese di un caccia americano, un aereo cinese si inabissava in mare, urtato dal caccia statunitense, provocando la morte del pilota. Ciò oltre a mettere in ulteriore pericolo il già delicato equilibrio tra le due grandi potenze3, innescava una reazione popolare, da parte cinese, in cui all'esasperazione della tradizionale notazione nazionalistica, si aggiungevano i toni accesi di un anti-americanismo rabbioso4
La tragedia dello scorso settembre, con i terribili scenari che giorno per giorno si rivelano, impone sui tavoli della diplomazia internazionale nuovi riposizionamenti, proprio alla luce di alleanze forti che riescano a battere in maniera inequivocabile il terrorismo internazionale, ma soprattutto obbliga a una mai come oggi necessaria chiarezza anche i Paesi che fino a ieri avevano convissuto in modo più o meno ambiguo con situazioni poco chiare5. E la Cina in questo senso non ha sicuramente tardato a manifestare la propria solidarietà all'America e al suo Presidente6, continuando poi a ribadire in maniera ferma e decisa la propria posizione di condanna degli atti terroristici. La visita a Washington dello scorso settembre del ministro degli esteri cinese, Tang Jiaxuan, ha costituito anche una preziosa occasione - era da tempo programmata per concordare il calendario della prossima visita del Presidente Bush in Cina7 - per mettere a fuoco nuove possibili forme di collaborazione bilaterale in materia, anche a livello di scambio di informazioni. Nel rilevare che qualunque campagna antiterrorismo deve comunque essere condotta nel "rispetto della carta delle Nazioni Unite e delle norme del diritto internazionale", il ministro cinese ha affermato che "anche la Cina è vittima di attacchi terroristici", alludendo alle violenze nelle regioni cinesi abitate dalle popolazioni musulmane. Come noto una piccola parte della Cina confina con l'Afghanistan e sembrano certi, sia agli analisti cinesi che a quelli americani, i legami tra alcuni gruppi "separatisti" Uighur e i Talebani8. E infatti, in occasione delle celebrazioni della Festa Nazionale cinese, il Primo ottobre, sono risultati notevolmente rafforzati i presidi militari a Kashgar e in tutta la regione, dove pattugliamenti e posti di blocco sono stati installati lungo l'autostrada che porta ai confini con l'Afghanistan, il Pakistran il Tagikistan9. Con l'inizio dei bombardamenti anglo-americani, la posizione ufficiale cinese si è sempre mantenuta ferma nel sostegno alle attività che combattono il terrorismo - "Le azioni militari contro il terrorismo debbono essere mirate a specifici obbiettivi e non debbono estendersi o coinvolgere altri Paesi, o danneggiare civili innocenti"10 - volendo il governo mantenere la propria tradizionale posizione di "non coinvolgimento degli affari interni di altri paesi11 ". 

Per quello che riguarda gli sviluppi della politica interna, numerosi sono stati gli eventi di rilievo di questi ultimi mesi: il Primo luglio la celebrazione dell'80° anniversario della fondazione del Partito comunista cinese, partito che conta ormai, secondo le ultime stime ufficiali, sessantaquattro milioni e mezzo di iscritti di iscritti, trenta milioni dei quali ha meno di 45 anni12. Grandiosi i festeggiamenti, e massicce le iniziative che la propaganda ufficiale ha messo in atto: convegni e tavole rotonde, rubriche su quotidiani e riviste, serial televisivi storici, e spettacoli rutilanti di suoni e di colori, opere cantate e ballate, odi, inni e panegirici…. Ma è stato il discorso ufficiale del segretario generale del PCC Jiang Zemin13 a scatenare polemiche e dibattiti interni, e attrarre l'interesse degli osservatori stranieri14: oltre a ripercorrere la storia di questi ultimi ottant'anni, il Segretario generale ufficializza finalmente la nuova composizione sociale della Cina di oggi, dove alla classe operaia - alla quale egli riconosce comunque la tradizionale "natura di avanguardia" - si affiancano ora altre figure. "A partire dalla 'riforma e apertura' la struttura degli strati sociali in Cina ha visto nuove trasformazioni: sono emersi creatori e tecnici in imprese tecnologiche a gestione popolare, tecnici del management in imprese a capitale misto, imprese individuali, proprietari di imprese private, impiegati in organizzazioni di intermediazione, liberi professionisti"…. E questi "sono uniti insieme agli operai, ai contadini, agli intellettuali, ai quadri, ai soldati dell'Esercito popolare come costruttori della causa del socialismo con caratteristiche cinesi"15. I classici del marxismo - egli dice - avevano analizzato e approfondito le contraddizioni del capitalismo, ma ora, nella nuova fase del "socialismo di mercato", il benessere economico deve essere ricercato per tutti e "non possiamo più semplicemente considerare la ricchezza e le proprietà come criterio di avanguardia o arretratezza sul piano politico", impedire cioè a chi è ricco di entrare nel partito. Del singolo dobbiamo invece valutare "l'atteggiamento politico-ideologico e i comportamenti pratici, vedere da dove viene la sua ricchezza, come ne dispone e ne fa uso, e quale contributo egli voglia dare alla causa del socialismo alla cinese attraverso il proprio lavoro"16. Insomma se e quanto "rappresenta" gli interessi della maggioranza. In questo modo si perfeziona la riflessione ideologica di Jiang Zemin in merito alla trasformazione del Partito comunista da "avanguardia del proletariato" - secondo la tradizione marxista e leninista - a partito delle "tre rappresentatività", secondo la formula, coniata dallo stesso Jiang, che diverrà nel corso dell'estate lo slogan principale sulle pagine della stampa ufficiale17, e la cui accettazione o meno costituirà il nuovo discrimine ideologico per essere oggi un buon comunista cinese. Accesissime saranno le polemiche che vedranno, proprio su questo tema, scontrasi accanitamente18 i sostenitori del nuovo corso - "L'interesse della vasta maggioranza è la cosa principale", è il titolo dell'editoriale del Quotidiano del popolo del 27 luglio - e i comunisti "conservatori", che rimangono arroccati sulle tradizionali posizioni "di classe". Ma insieme ai "capitalisti rossi" della nuova generazione che fanno la fila per entrare nel partito, ci sono anche migliaia di "comunisti imprenditori", membri del partito che in questi ultimi anni (e spesso proprio grazie all'appartenenza al partito) sono diventati imprenditori di successo, e che attendono ora una nuova legittimazione; da Hong Kong premono i "capitalisti patriottici" che dal '97 hanno prosperato nella ex-colonia e vogliono continuare a contribuire allo sviluppo del Paese19. I vecchi comunisti continuano a tuonare contro questa nuova apertura che essi vedono come catastrofica per il partito e per il Paese, ma con voce sempre più flebile: ad agosto sospende la pubblicazione la loro principale rivista teorica Zhenglide zuiqiu, (Ricerca della verità), mentre viene data alle stampe una raccolta di 12 saggi di Jiang Zemin, significativamente intitolata A proposito delle 'Tre rappresentatività'20, e il VI Plenum del partito, che si tiene tra il 24 e il 26 settembre a Pechino, segnerà nuovi e rimarchevoli punti a favore di Jiang Zemin e delle sue "tre rappresentatività". Il Plenum sarà infatti dedicato esclusivamente al tema della "costruzione dello stile di lavoro del partito", ovvero alla ridefinizione della sua immagine, e la risoluzione finale ricalcherà in gran parte il discorso di Jiang del Primo luglio riguardo alle "tre rappresentatività"21. Un nuovo successo per il Segretario generale, che avendo appena compiuto i fatidici settantacinque anni, dovrebbe apprestarsi ad andare in pensione il prossimo autunno, in occasione del XVI Congresso, ma che sembra sempre più deciso a rimanere ben saldo sulla scena politica, se non altro come il grande teorizzatore di un partito comunista che è anche dei capitalisti, degli imprenditori, dei liberi professionisti, e di chiunque "rappresenti le istanze più avanzate della società". 

Restano ancora da menzionare altri due importanti eventi riguardanti la Cina, che in questi mesi hanno occupato le pagine della stampa internazionale, la decisione del Comitato olimpico internazionale di assegnare a Pechino le Olimpiadi per il 2008 (lo scorso 12 luglio a Mosca)22, e la definitiva entrata della Cina nel WTO lo scorso 17 settembre a Ginevra. Poiché a questo tema è dedicato, più oltre, l'interessante contributo del Direttore dell'Ufficio di rappresentanza dell'Istituto per il commercio estero a Pechino23, vorremmo soffermarci brevemente su Pechino e le Olimpiadi del 2008. 
Secondo alcuni osservatori Pechino sarebbe riuscita a conquistarsi anche i giudici più severi non certo per il miglioramento nella democrazia del proprio sistema - continuano gli arresti dei dissidenti, le torture, i terribili campi di rieducazione, il traffico di organi che meticolosamente Amnesty International denuncia alle Nazioni Unite prima della sessione primaverile della Commissione per i diritti umani di Ginevra24 - ma per le prospettive di futuri contratti davvero più che miliardari che il giro delle Olimpiadi produrrà. Altri invece sostengono che si è voluto dare fiducia al governo e al popolo cinese, e che saranno proprio le nuove Olimpiadi a obbligare il governo - e soprattutto il partito - a ulteriori, sempre più massicce concessioni, e soprattutto ad una graduale ma inesorabile effettiva apertura verso il mondo. 
Naturalmente la notizia della vittoria ha scatenato nella capitale cinese un autentico giubilo popolare, questa volta senza dubbio meno programmato e più spontaneo dei grandiosi festeggiamenti ufficiali da poco terminati per gli ottant'anni del partito comunista!25 Fino notte fonda la gente si è riversata nelle piazze a festeggiare una vittoria tanto fortemente cercata dal governo centrale, e a lungo preparata con cura meticolosa26, probabilmente ancora inconsapevole dei disagi e delle difficoltà che i prossimi anni recheranno ai pechinesi tutti: già oggi Pechino si presenta sempre più come un interminabile traforo, un mostro sdentato smangiucchiato da miriadi di altissime gru, un gigantesco cantiere che serve ad approntare, rasando impietosamente al suolo interi vecchi quartieri, arditi viadotti a dodici corsie; ed i taxisti ormai pazientissimi continuano a sorseggiare rumorosamente impassibili, le loro inquietanti bibitone di tè verde, nel cuore di interminabili ingorghi. Ma tutti stanno studiando l'inglese, anche il sindaco, e si stanno pazientemente preparando per fare fronte nella maniera più degna alla prima vera grande invasione da parte degli stranieri di tutto il mondo!

Note

1 Sono più di cinquecentomila le bandiere ordinate alla Meilihua Flags Co. di Shanghai in questi giorni, mentre la Jinteng Flags Co. nella vicina provincia del Zhejiang ha ricevuto ordini per più di seicentomila pezzi, secondo il citato articolo.
2 In realtà la popolazione cinese sembra aver reagito anche in maniera dura, quasi spietata, alle notizie degli attentati, almeno da quanto rilevato dai messaggi via Internet, che almeno nei primi giorni dopo la tragedia erano curiosamente non censurati, come abitualmente; messaggi che anche se non erano certo di sostegno ai terroristi, spesso non erano amichevoli nei confronti de governo degli Stati Uniti. Cfr. Pomfret J., "China shows a less-than-warm response to disaster in America", International Herald Tribune, internet ed. (da ora IHT), 14.9.2001. Ren M., "Cynicism, glee belie official offers of sympathy", South China Morning Post, internet ed. (da ora SCMP), 19.9.2001.
3 Cfr. Collotti Pischel E., "Tra Cina e Stati Uniti: un contenzioso superabile", Mondo Cinese, n.107, pp.3-12.
4 Il pilota scomparso, Wang Wei, assurgeva all'empireo degli "eroi del popolo", in un crescendo di lacrime e di inni al patriottismo sacrificale, tanto che la propaganda ufficiale doveva ben presto correggere e mitigare i pericolosi eccessi della reazione popolare. Cfr. Chandler C., "Online a shrine for the lost Chinese pilot", IHT, 19.4.2001; Lander M., "For China 'Dignity' is at stake", IHT, 10.5. 2001. 
5 Il portavoce del Ministero degli esteri cinesi ha seccamente smentito (Cfr. Agenzia Xinhua 16.9.2001), la notizia della firma di un accordo di cooperazione economico-commerciale con il governo dei Talebani, che la stampa afgana e pachistana avevano reso noto il giorno stesso degli attentati. Cfr. Pomfret J., "China strengthens ties with Taleban by signing economic deal", IHT, 13.9.2001.
6 Il Presidente Jiang Zemin ha prontamente inviato un telegramma di cordoglio al Presidente Bush, che compare il 12 settembre, come altre notizie sulla tragedia, sulla prima pagina del Quotidiano del popolo e su tutta la stampa nazionale, e nei giorni successivi grande risalto viene dedicato alle notizie riguardanti soprattutto le possibili vittime tra la numerosa comunità cinese di New York. Alcune Case Editrici locali si affrettano a pubblicare instant-book come L'attacco del secolo, della Gongren chubanshe di Pechino o L'incubo degli imperialisti, della Shehui kexue chubanshe. Cfr. Li R., "Publishers rush books on attacks into print", in SCMP, 21.9.2001.
7 Bush è stato uno dei ventuno partecipanti all'incontro dell'Asia-Pacific Economic Co-operation, che si è tenuto a Shanghai il 19 e il 20 ottobre. Cfr. Cfr. Sanger D., "Bush hails Pacific rim support and plays down issues with China ", IHT, 20-21.10.2001. 
8 Cfr. Mufson S., "China ready to help U.S. with data on terrorism", IHT, 24.9.2001.
9 Cfr. Bennet C., "Kashgar troops on National Day alert", SCMP, 1.10.2001. Secondo quanto riferisce l'agenzia Reuters le frontiere tra Cina e Afghanistan sono state chiuse dopo il 7 ottobre. "Beijing, Moscow support Afghan coalition government", ivi, 10.10.2001.
10 Sono le parole del Ministro degli esteri Tang Jiaxuan, riferite dall'agenzia Xinhua: "Tang Jiaxuan yinyue yu Yingguo waijiao dacheng tong dianhua" (Tang Jiaxuan e il suo omologo inglese conferiscono via telefono), 10.10.2001.
11 Cfr. Plate T., "Terrorist crisis a test for China leadership", SCMP, 12.10. 2001. 
12 Le statistiche sono state diffuse dall'Agenzia Nuova Cina. Cfr. "Numbers of CPC members surpassing 64.5 million: official", 1.6.2001.
13 Il testo si legge sul Quotidiano del popolo del 2 luglio 2001. 
14 Cfr.Pomfret J., "Rewriting Marx: China allows capitalists in to the party", IHT, 3.7.2001, "China sees business in a new light", ivi, 4.7.2001.
15 Cfr.Jiang Zemin, "Zai qingzhu Zhongguo gongchangdang chengli bashizhou nian dahui shang de jianghua" (Discorso all'Assemblea celebrativa degli ottant'anni del PCC", Renmin ribao, 2.7.2001, p.3.
16 Ibid.
17 Il partito deve rappresentare "le esigenze di sviluppo delle forze produttive più avanzate, gli orientamenti culturali più avanzati, e gli interessi fondamentali della larga maggioranza della popolazione". Si veda, nelle pagine successive, l'ultima parte de "Le nuove prospettive di sviluppo del settore privato - La politica del partito, I", di M. Miranda.
18 Sembra che durante il Seminario di studio del Discorso di Jiang Zemin, organizzato dal Comitato provinciale del partito dello Shandong, i delegati siano venuti alle mani, con dodici feriti medicati presso il locale ospedale. Cfr. Li Zejing "Lu Sheng wei xuexi Jiang jianghua fasheng wudou" (Scontri durante lo studio del Discorso di Jiang nel Comitato provinciale dello Shandong). Zhengming, 286, agosto 2001, pp.14-16.
19 Il mensile di Hong Kong Dongxiang , fornisce anche una lista di ricchi aspiranti: "Gang fu shang lie ru dang mingdan" (Lista dei ricchi di Hong Kong che entrano nel partito), 191, luglio 2001, pp. 8-9.
20 Cfr. l'editoriale del Quotidiano del popolo del 9 agosto 2001.
21 Cfr. "Zhong gong shiwu jie liu zhong quanhui zai Jing juxing" (Si tiene nella capitale il VI Plenum del XV Comitato centrale del partito), ivi, 27.9.2001.
22 E' di questi giorni - ottobre 2001 - la qualificazione della Nazionale di calcio cinese per prossimo Mondiale del 2002, ulteriore motivo di lustro e di vanto per una compagine sportiva fino ad anni recenti decisamente carente.
23 Si veda nelle pagine successive "L'adesione della Cina al WTO", di R. Orlandi.
24 Cfr. Pan P.P., "Rights group accuses China of growing and widespread torture", IHT, 12.2.2001, Mufson S., "China's bitter harvest shakes a doctor", ivi, 28.6.2001. Anche quest'anno comunque non è passata la mozione di censura sui diritti umani in Cina che gli Stati Uniti puntualmente presentano. Cfr. Olson E., "China wins UN vote on rights issue", ivi, 19.4.2001.
25 Si veda, più oltre, la rubrica di M. Marescialli.
26 Cfr. il supplemento sponsorizzato mensilmente, per tutto il primo semestre del 2001, dalla municipalità di Pechino sullo Herald Tribune, la più costosa vetrina internazionale.

 

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