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INDICE>MONDO CINESE>"SVILUPPO SCIENTIFICO" ED EMENDAMENTI COSTITUZIONALI - I LAVORI DELLA 2° SESSIONE DELLA X ASSEMBLEA NAZIONALE DEL POPOLO

POLITICA INTERNA

"Sviluppo scientifico" ed emendamenti costituzionali - I lavori della 2° Sessione della X Assemblea nazionale del popolo

di Marina Miranda

1. Il cosiddetto "sviluppo scientifico"

Attraverso i lavori della consueta riunione annuale dell'Assemblea nazionale del popolo1 si può effettuare una valutazione preliminare del primo anno di attività della nuova leadership, eletta ai vertici dell'apparato statale l'anno scorso2. Tra i diversi documenti presentati all'Assemblea il più significativo è stato il rapporto sull'attività di governo del primo ministro Wen Jiabao3: in questo, rispetto ai documenti delle precedenti legislature, ciò che colpisce è la mancanza della consueta enfasi nell'evidenziare le supposte realizzazioni del governo durante l'anno appena trascorso, nonché il minor spazio concesso alle citazioni politiche e ai riferimenti ideologici. Relativamente ai principi ispiratori e all'ideologia guida del partito, viene fatto solo un brevissimo, rapido cenno alla teoria di Deng Xiaoping della "costruzione del socialismo con caratteristiche cinesi" e al pensiero de "le tre rappresentatività".4
In questo stile di maggior solidità e concretezza, è evidente l'identità di vedute e di intenti tra il premier Wen Jiabao e il segretario generale del partito Hu Jintao; l'impostazione data dal primo al programma di riforma coincide con quello di Hu, come si evince da un raffronto tra il documento presentato all'Assemblea e quello risolutivo del terzo plenum del XVI Comitato centrale dello scorso ottobre5.
II rapporto del primo ministro può essere letto e interpretato in base a tre enunciati ricorrenti, intorno cui si costruisce la concezione politica di Wen e Hu: una "visione di sviluppo scientifico6" (kexue fazhan guan) che si basa su due altri principi fondamentali, quello de "la popolazione da considerare come priorità" (yi ren wei ben) e quello de "i cinque punti da programmare complessivamente" (wu ge tongchou). Porre gli interessi della gente al primo posto è uno slogan che ha caratterizzato il loro modo di presentarsi in veste di riformatori sensibili e attenti alle esigenze e agli interessi della popolazione: Hu e Wen sono parsi avere a cuore le sofferenze della gente cui si sono mostrati vicini durante la passata epidemia della Sars. I "cinque punti da programmare complessivamente" sono quelli che contemplano uno sviluppo ponderato e bilanciato tra crescita economica e garanzie sociali, tra regioni arretrate e avanzate, tra città e campagna, tra uomo e ambiente naturale, tra crescita interna e politica di apertura verso l'estero. Uno sviluppo economico che tenga conto del fattore umano, uno sviluppo sostenibile, ben coordinato in modo complessivo con quello sociale, una crescita bilanciata da un sistema di garanzie sociali, una maggiore attenzione ai problemi e agli squilibri della crescita economica: sono questi gli elementi che ormai caratterizzano la visione politica della nuova leadership.
AI modello di crescita accelerata avanzato dai dirigenti della generazione precedente e misurabile soprattutto in percentuali di aumento del PIL, viene contrapposta una concezione che parte dagli interessi fondamentali della popolazione nei diversi indirizzi delle riforme, nel cercare un equilibrio nello sviluppo tra diversi settori economici e regioni del paese. A riprova di tutto ciò, per la prima volta, viene prospettato ed auspicato un rallentamento nella crescita dell'economia nazionale: a differenza del tasso del 9,1 del 2003 viene programmato uno sviluppo a un più modesto 7%, ai fini di una strategia maggiormente equilibrata, che non può ignorare gli squilibri sociali a essa inevitabilmente connessi. È la prima volta che viene presa in considerazione la prospettiva di una crescita ponderata, sottolineando i risvolti negativi e le conseguenze sociali di uno sviluppo economico troppo accelerato.
La crescita economica è così subordinata al benessere delle masse e degli strati che non hanno beneficiato del boom economico: per essi, secondo Wen, è necessario costruire un sistema di garanzie sociali che migliori l'erogazione delle pensioni operaie e dei sussidi alla disoccupazione. L'obiettivo è quello di creare nel 2004 9 milioni di posti di lavoro nelle aree urbane e di reimpiegare 5 milioni di operai licenziati e in esubero nelle imprese statali7, favorendo lo sviluppo del settore non pubblico e promuovendo attività lavorative autonome. II governo sembra impegnarsi particolarmente per migliorare le condizioni di vita e di lavoro di uno degli strati meno garantiti dal sistema, quello dei lavoratori agricoli emigrati nelle città, i cui salari non sono spesso pagati in tempo e ai quali non vengono corrisposti gli arretrati, ai quali non viene fornita adeguata assistenza sanitaria, ai cui figli non viene garantito il diritto all'istruzione e il cui apporto alla crescita urbana non è stato sinora riconosciuto.
Un altro strato dei cui interessi ci si impegna a tener maggiormente conto è quello dei contadini che continuano a rappresentare la maggioranza della popolazione, programmando una riduzione delle imposte sui prodotti agricoli che dovranno essere diminuite progressivamente fino ad essere abolite nell'arco di 5 anni, con la sola eccezione del tabacco8.
Gli investimenti statali saranno così indirizzati verso le regioni centrali, occidentali e del nordest, invece che verso la zona costiera orientale; saranno poi bloccati tutti i progetti che non rispettano gli standard per sviluppo ambientale, la sicurezza e il consumo energetico. È di importanza storica che per la prima volta venga preso in considerazione in un documento ufficiale il problema della tutela dell'ambiente.9

Mentre quello di Wen è stato approvato all'unanimità, il rapporto del presidente della Corte suprema del popolo, Xiao Yang, ha registrato una reazione negativa da parte dei delegati, la peggiore degli ultimi anni, con 586 voti contrari su 2896 e 228 astenuti10. In maniera simile il rapporto del procuratore generale della Procura suprema, Jia Chunwang, ha ottenuto il 17% di voti contrari e I'8% di astensioni11: un chiaro segno di dissenso e disapprovazione per l'attività dell'apparato giudiziario.

2. L'emendamento riguardante la proprietà privata

Proprio quest'anno che segna il 50° anniversario della promulgazione della prima costituzione (nel '54), l'Assemblea ha approvato una serie di importanti emendamenti alla carta tuttora in vigore (promulgata nell'82) che era già stata più volte emendata per meglio adattarsi all'evoluzione economica e sociale del paese.12
Tra i tredici emendamenti appena approvati, che secondo la prassi consolidata erano già stati sottoposti alla terza sessione plenaria del XVI Comitato Centrale13, particolarmente significativi sono quelli che riguardano la proprietà privata. Indubbiamente di rilevanza storica per la Repubblica popolare è l'emendamento all'art. 13, in base al quale viene riconosciuta l'inviolabilità della proprietà privata posseduta dai cittadini. In questo modo, per la prima volta, la proprietà privata è posta sullo stesso piano di quella pubblica, della quale è sancita l'inviolabilità in base all'art. 12. Come si ricorderà, la proprietà pubblica socialista (gonggong suoyouzhi) si compone di due differenti livelli: la proprietà "di tutto il popolo" (quanmin suoyouzhi), che è la proprietà statale vera e propria e la proprietà "collettiva delle masse lavoratrici" (laodong qunzhong jiti suoyouzhi).
È un riconoscimento questo a dir poco epocale, dal momento che solo la costituzione del '54 tollerava la proprietà privata capitalista e la proprietà individuale di tipo artigianale, mentre le costituzioni del '75 e del '78 prevedevano che i lavoratori individuali, i quali svolgevano attività artigianale, avrebbero dovuto essere guidati sulla strada della collettivizzazione socialista.14
II contenuto dell'art. 13 si riferisce a diversi tipi di proprietà privata, quali il reddito, i risparmi, gli immobili; ma a un esame più approfondito tale definizione risulta incompleta e non al passo con i tempi, dal momento che non include altri tipi di proprietà, quali, per esempio, le azioni societarie e i diritti della proprietà intellettuale. Si rende quindi necessaria l'emanazione di altri provvedimenti specifici relativi alla tutela dei diversi tipi di proprietà, dal momento che questi sanciti dalla costituzione costituiscono solo i principi fondamentali, la cui importanza appare più simbolica che reale. Per quanto riguarda ancora l'art. 13, esso tratta sì dell'inviolabilità della proprietà privata, ma con una specificazione ulteriore, di quella "ottenuta legalmente" (hefa de). Tale dicitura, che esisteva già precedentemente nello stesso articolo e che non è stata modificata, stabilisce una precondizione da accertare, introducendo quindi un certo margine di discrezionalità nello stabilire la legalità o meno dell'acquisizione stessa. In tal modo lo stato-partito, garante della legalità socialista, diventa arbitro indiscusso nel legittimare o meno i diritti di proprietà: si sono già verificati casi in cui i criteri di legalità sono stati spesso stabiliti discrezionalmente da parte delle autorità dei governi locali e provinciali.15
Inoltre l'emendamento alla parte finale dello stesso art. 13 contiene un'importante novità: la possibilità che vengano indennizzati i cittadini la cui proprietà è stata espropriata o requisita per ragioni di pubblico interesse. Sebbene non siano ancora chiari i criteri in base ai quali i risarcimenti potranno essere fissati, è importante che finalmente venga riconosciuto il diritto all'indennizzo per tutti i casi in cui si verificano frequentemente violazioni dei diritti di proprietà, come la confisca di immobili ai residenti urbani per la realizzazione di grandi progetti edili e la requisizione di terra coltivabile ai contadini per opere di sviluppo e urbanizzazione locale.16
Sebbene il principio dell'inviolabilità di cui abbiamo appena parlato sia una conquista importante, bisogna considerare che l'appena menzionato art. 13 riguarda i beni di proprietà di comuni cittadini, non quelli posseduti da operatori economici: in altre parole il contenuto di tale articolo fa riferimento alla salvaguardia dei beni personali, come risparmi, salari, abitazioni e altre forme di proprietà, ma non a quella dei capitali e dei cosiddetti mezzi di produzione. Ogni riferimento a questi ultimi è deliberatamente tralasciato perché in contraddizione con la natura socialista del paese, in base alla quale è allo stato che spetta la proprietà dei mezzi di produzione. A essi invece è dedicato un articolo a parte, I'11, nel quale si parla espressamente del settore dell'economia privata. È chiaro quindi come concettualmente il legislatore abbia intenzionalmente voluto separare dal punto di vista teorico le due diverse categorie di beni: per i mezzi di produzione è necessaria una trattazione a parte dal momento che la proprietà pubblica socialista di tali mezzi costituisce la base del sistema economico della Repubblica Popolare, come recita l'art. 6 della costituzione.
Se quindi la proprietà dei beni posseduti privatamente è considerata in modo diverso rispetto a quella dei capitali e dei mezzi di produzione, si evince chiaramente come a questi ultimi non sia esteso il principio di inviolabilità riconosciuto invece ai primi. In mancanza di questo riconoscimento i capitali privati non sono considerati inviolabili e quindi, in teoria, potrebbero anche essere oggetto di violazione. Sorge anche un dubbio ulteriore: come considerare i tipi di proprietà privata non menzionati esplicitamente nell'art. 13, quali, ad esempio, le azioni societarie, come generici beni privati o piuttosto come capitali?
Dal momento che, come abbiamo visto in base all'art. 12, la proprietà pubblica socialista è inviolabile mentre la proprietà privata dei capitali e dei mezzi di produzione non è ritenuta tale, quest'ultimo tipo di proprietà non è messa sullo stesso piano della proprietà statale e collettiva. Siamo quindi ancora lontani da una tutela veramente completa della proprietà privata considerata in senso lato, in tutte le sue forme. Vorrei far notare come questo aspetto non sia stato invece colto dalla stampa internazionale che ha sottolineato tanto la novità dell'evento, ma senza evidenziare il divario che tuttora sussiste nei principi ispiratori della tutela dei diversi tipi di proprietà privata. Bisogna quindi ulteriormente riflettere sul margine di ambiguità che ancora una volta il legislatore ha lasciato sussistere, mentre invece forse la struttura stessa della costituzione dell'82 andrebbe modificata, eliminando la successione degli articoli che nell'impianto attuale separano concettualmente le diverse categorie di proprietà privata: art. 11, proprietà privata dei capitali e dei mezzi di produzione; art. 12, proprietà pubblica socialista; art. 13, proprietà dei beni posseduti privatamente dai cittadini.

3. Gli altri emendamenti approvati

A differenza di quanto abbiamo visto per l'art. 13, il recente emendamento all'art. 11 riguardante l'economia privata non introduce novità sostanziali, assolutamente non paragonabili alla precedente modifica dello stesso articolo effettuata nel 1999; essa ha rappresentato infatti un importante riconoscimento del settore privato, definito finalmente come "componente importante"17 dell'economia di mercato socialista e non più solo come "un supplemento utile e necessario".18
Prima del nuovo emendamento di quest'anno, la parte finale dell'art. 11 recitava quanto segue: "lo stato protegge i legali diritti e interessi dell'economia privata e dell'economia individuale. Lo stato nei confronti dell'economia privata e dell'economia individuale esercita (funzioni di) guida, controllo e supervisione". Essa è stata invece così modificata: "Lo stato protegge i legali diritti e interessi dell'economia non appartenente al settore pubblico, tra cui l'economia privata e l'economia individuale. Lo stato incoraggia, sostiene e guida lo sviluppo dell'economia non appartenente al settore pubblico e nei confronti dello stesso esercita, in base alla legge, (funzioni di) controllo e supervisione". La recente trasformazione quindi introduce un nuovo riferimento all'intera economia non appartenente al settore pubblico, oltre che in maniera specifica all'economia privata e individuale.19 Esso non rappresenta nessun ulteriore riconoscimento o legittimazione politica del settore privato dal momento che la tutela dei diritti delle imprese non è riferita soltanto a quelle private, ma più genericamente a tutti i tipi di imprese appartenenti al settore non pubblico, tra cui le società a capitale straniero e le imprese rurali.20
La nuova versione di quest'anno del testo costituzionale non appare particolarmente innovativa e soprattutto non rende giustizia né al ruolo propulsivo avuto dal settore privato nello sviluppo economico generale né al peso da esso ormai assunto nell'intera economia generale: basti pensare che nel 2002 esso ha contribuito al 23% del PIL,21 mentre nell'88 arrivava a fornirne solo I'1%.22 Infine il numero delle imprese private ha raggiunto quasi i 3 milioni a fine 2003 rispetto a 1 milione e mezzo nel 1999 e le 238.000 unità nel 1993.23
Un altro emendamento relativo ai nuovi settori emergenti della società è quello che riguarda l'inserimento nel preambolo della costituzione del pensiero de "le tre rappresentatività", l'elaborazione teorica formulata da Jiang Zemin, in base alla quale il partito rappresenterebbe "le esigenze di sviluppo delle forze produttive più avanzate, gli orientamenti della cultura più avanzata e gli interessi fondamentali di larghissima parte della popolazione". Sebbene tale formulazione teorica sia già stata inserita nello statuto del partito nel corso dl XVI Congresso a novembre 200224, sussiste una notevole differenza, a mio avviso, tra questa prima incorporazione e quella nella costituzione del paese. II suo inserimento nello statuto del partito, oltre a consacrare definitivamente la figura di Jiang nel pantheon dei padri fondatori,25 ricopre una funzione innovativa dal punto di vista politico, perché risponde alla necessità da parte del partito di adeguarsi al mutamento in corso della compagine sociale, allargando la propria base di supporto. II partito, per stare al passo coi tempi e con le trasformazioni generate da più di venti anni di riforme, vuole farsi portavoce e guida dei nuovi e più dinamici settori dell'economia, di tutti i nuovi strati emergenti nella società, delle nuove élite dotate di conoscenze scientifiche e di potere economico; vuole rappresentare anche gli imprenditori, i manager, i professionisti, gli intellettuali, gli scienziati, i tecnici, gli operatori della new economy, non più soltanto il proletariato e le masse lavoratrici, gli strati su cui ha basato la propria legittimità politica per più di cinquant'anni.
Invece l'inserimento del pensiero de "le tre rappresentatività" nel paragrafo 7 del preambolo, tra i principi guida della carta costituzionale, ha un significato completamente diverso, sebbene possa sembrare, a un primo esame, un ulteriore riconoscimento del ruolo di questi nuovi strati emergenti e un rafforzamento della loro posizione sociale persino nella costituzione del paese. AI contrario esso costituisce una pesante ed ennesima sovrapposizione dell'ideologia del partito rispetto ai principi ispiratori della carta costituzionale; a mio avviso rappresenta inoltre un passo indietro rispetto alla tanto auspicata separazione tra apparato e funzioni del partito e dello stato.
Cercando di fornire un'interpretazione politica di tale emendamento, una chiave di lettura potrebbe essere un esame delle contrapposizioni dei diversi schieramenti in seno al partito: esso rappresenta senza dubbio una chiara concessione e un consolidamento delle posizioni vicine a Jiang Zemin il quale, come sappiamo, in occasione del XVI Congresso si è ritirato da tutte le cariche dello stato e del partito, ad eccezione di quella di presidente della Commissione militare centrale.
L'inserimento del pensiero de "le tre rappresentatività" nella costituzione risponde anche a un'altra esigenza, quella della continuità. Come Jiang Zemin aveva fatto in modo che il pensiero de "le tre rappresentatività" fosse presentato come "continuazione e sviluppo del marxismo-leninismo, del pensiero di Mao Zedong e della teoria di Deng Xiaoping", allo stesso modo i leader della quarta generazione hanno bisogno di sottolineare la continuità ideologica con i loro predecessori e in particolare con Jiang. Continuità ideologica significa soprattutto stabilità politica. Un altro importante emendamento, di rilevanza storica per la Repubblica polare è stato quello effettuato all'art. 33, in base al quale, per la prima volta, si dichiara che "lo stato rispetta e protegge i diritti umani". Questo riconoscimento possiede anche un'importanza ideologica, dal momento che quello dei diritti umani era fino a qualche tempo fa un argomento ritenuto tabù, una categoria propria dell'ideologia "borghese". Ma al di là dell'enunciazione costituzionale, sarà importante verificare l'accezione inter-pretativa che ne verrà data: in una conferenza stampa il 6 marzo scorso il Ministro degli esteri Li Zhaoxing26 ne ha fornito un'interpretazione alquanto limitativa, relativa ai diritti alla sussistenza e all'integrità fisica, che però non si discosta affatto dalla visione già esposta più volte in precedenza a livello ufficiale. In quanto paese in via di sviluppo, che deve nutrire un quinto della popolazione mondiale con solo il 7% della terra coltivabile, alla Cina dovrebbe essere consentito continuare ad avere una concezione dei diritti umani diversa da quella dei paesi sviluppati. A sostegno di tale tesi l'esempio addotto è quello delle aspettative di vita che nel 1949 erano in media di solo 35 anni, ma che sono passate a 71 nel 2003.27 Questa sembrerebbe un'interpretazione abbastanza restrittiva dei cosiddetti diritti umani di prima generazione,28 mentre in occidente si è arrivati a considerare fondamentale ormai la tutela dei diritti di quarta generazione29. Inoltre l'importanza di questo emendamento appare molto più simbolica che reale, fino a che tale dichiarazione di intenti non sarà tradotta in provvedimenti legislativi specifici, conformi ai dettami costituzionali. Nell'art. 80 il riferimento alla proclamazione della legge marziale è stato modificato in uno relativo a uno stato di emergenza, una dicitura più flessibile e maggiormente indicata a condizioni di crisi simili a quella dell'epidemia della Sars. II termine stato di emergenza suggerisce una gestione delle crisi di tipo civile e non militare, come invece suggerito da quello di legge marziale, che ormai nell'immaginario collettivo è strettamente legato alla repressione delle manifestazioni di piazza Tian'anmen.
Inoltre è stato modificato l'art. 81, relativo alle funzioni del presidente della repubblica, tra cui quella di ricevere i rappresentanti diplomatici stranieri. Tale dicitura sembrava sottolineare il ruolo cerimoniale e di mera rappresentanza di tale carica, dal momento che invece a chi la detiene il potere reale deriva da un'altra posizione che egli ricopre allo stesso tempo, quella di segretario generale del partito. In base al nuovo emendamento il presidente si occuperebbe delle "attività riguardanti gli affari di stato", una formulazione, sebbene ancora vaga, che sembra tuttavia sottolineare meno il carattere cerimoniale delle sue funzioni.
Infine l'emendamento all'art. 136 stabilisce che "La marcia dei volontari" è l'inno nazionale: già scelto nel '49, fu poi sostituito da "L'Oriente è rosso" nel corso della rivoluzione culturale, periodo durante il quale fu perseguitato e morì il suo autore, Tian Han. Sebbene nell’’82 l'Assemblea nazionale avesse già ristabilito come inno nella sua versione originaria quello di Tian, soltanto adesso esso è stato formalmente riconosciuto dalla costituzione.

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MONDO CINESE N. 118, GENNAIO-MARZO 2004


Note

1 1) La seconda sessione della decima legislatura si è svolta quest'anno dal 5 al 14 marzo. "Shijie quanguo Ren Da erci huiyi zai jing kaimu" (Si inaugura nella capitale la 2° Sessione della X dell'Assemblea nazionale del popolo), Renmin ribao-haiwai ban, (Rmrb-hwb), 6.3.2004, p. 1.
2) Jean-Pierre Cabestan, "The 10th National People's Congress and after", China Perspectives, n.47, May-June 2003, pp.4-20; Marina Miranda, "La 'quarta generazione' al potere - I lavori della 1° Sessione della X Assemblea nazionale del popolo", Mondo Cinese, n.114, gennaio-marzo 2003, pp.310.
3) "Wen Jiabao zongli zai Shijie quanguo Ren Da erci huiyi shang de zhengfu gongzuo baogao [tiyao]" (Rapporto del primo ministro Wen Jiabao sul lavoro dell'attività di governo alla 2° Sessione della X Assemblea nazionale del popolo [sommario]), Rmrb-hwb, 6.3.2004, pp.2-3; "Zhengfu gongzuo baogao - 2004.3.5 zai Shiiie quanguo Ren Da erci huiyi shang" (Rapporto sul lavoro dell'attività di governo - [Presentato] il 5.3.2004 alla 2° Sessione della X Assemblea nazionale del popolo), Renmin ribao (Rmrb), internet ed., marzo 2004.
4) Si veda l'ultimo paragrafo del presente lavoro.
5) "Zhonggong zhongyang guanyu wanshan shehuizhuyi shichang jingji tizhi ruogan wenti de jueding" (Risoluzioni del Comitato centrale del Partito comunista cinese riguardanti alcuni problemi relativi al miglioramento del sistema dell'economia di mercato socialista), Rmrb, 22.10.2003, pp. 1-2.
6) L'accezione che qui può essere data al termine "scientifico", a mio avviso, è riferita esclusivamente all'esperienza delle riforme economiche degli ultimi vent'anni: è quella di uno sviluppo programmato con rigore, metodo, sistematicità, che si differenzi da una crescita selvaggia, la quale ha lasciato invece sempre più spazio a disparità sociali e sperequazioni di ogni sorta, come si è già verificato più volte nel corso delle riforme.
7) "Zhengfu gongzuo baogao", op.cit., paragrafo 8.
8) Ibid., paragrafo 2.
9) Si veda a tal proposito, nelle pagine successive, il saggio di Lina Tamburrino. 
10) Nailene Chou Wiest, Josephine Ma, "Constitutional amendments are given the seal of approval", South China Morning Post (SCMP), internet ed.,15.3.2004.
11) Ibid.
12) "Zhonghua Renmin Gongheguo xianfa xiuzheng'an - 2004.3.14 zai Shijie quanguo Ren Da erci huiyi shang tongguo" (Emendamenti alla costituzione della Repubblica popolare Cinese - Approvati il 14.3.2004 dalla 2° Sessione della X Assemblea nazionale del popolo), Rmrb, internet ed., marzo 2004.
13) "Zhonggong zhongyang guanyu xiuzheng xianfa bufen neirong de jianyi" (Proposte del Partito comunista cinese riguardanti il contenuto di alcune parti della costituzione da emendare), Rmrb-hwb, 23.12.2003, pp. 1 e 4. 
14) A. P. Blaustein (a cura di), Fundamental Legal Documents of Communist China, South Hackensack, N.J., 1962, pp.7-10; "Constitution de la Republique Popoulaire de Chine", Pekin Information, vol.XXl, n.11 , 20.3.1978.
15) Joseph Kahn, "China Moves to Protect Property, but the Fine Print Has a Caveat", New York Times, internet ed., 23.12.2003.
16) Bill Savadove, "Shanghai crackdown aims to silence property protesters", SCMP, 3.3.2004; Id., "Farmers pin hopes on reform of constitution", SCMP, 26.2.2004.
17) II riconoscimento dell'economia privata come "componente importante" (zhongyao zucheng bufen) è stato sancito con l'emendamento apportato all'art. 11 della Costituzione nel corso della 2° Sessione della IX Assemblea Nazionale del Popolo, a marzo 1999. Esso rappresenta una sostanziale rivalutazione del ruolo assunto dal settore privato nella sorprendente crescita economica sperimentata dall'intera economia nazionale negli anni '90.
18) La definizione di "supplemento utile e necessario" (biyao de, youyi de buchong) dell'economia pubblica socialista è quella in base alla quale era stata definita l'economia privata secondo l'art. 11 della Costituzione, in base agli emendamenti approvati nel marzo 1988, che costituiscono il primo vero riconoscimento giuridico fornito a questo settore.
19) L'economia individuale (geti jingji) è caratterizzata da imprese di dimensioni ridotte, che svolgono attività artigianali, commerciali e attività di servizi, gestite da un solo responsabile o da un nucleo familiare; l'economia privata vera e propria (siying jingji) invece è caratterizzata da imprese che hanno dimensioni produttive più ampie, che superano l'ambito della gestione individuale e la conduzione su scala familiare, disponendo di maggiori fondi e capitali e che impiegano almeno otto lavoratori salariati.
20) Tra le società a capitale straniero le più diffuse sono le joint-ventures e le cosiddette "imprese a tre capitali" (sanzi qiye) società costituite da cinesi d'oltremare provenienti da Hong Kong, Macao e Taiwan. Le imprese rurali (xiangzhen qiye) sono invece unità produttive costituite a livello di villaggio e dei centri urbani minori, che appartengono al settore dell'economia collettiva.
21) Wu Renjie, "Zhonggong yan yi dui 'ba'er xianfa' jinxing di-si ci xiuzheng" (I Comunisti cinesi studiano e discutono di come emendare per la quarta volta la costituzione dell'82), Zhonggong yanjiu (Zgyj), vo1.37, n.11, novembre 2003, pp.22-25.
22) "Zeyang kandai woguo muqian de siren jingji" (Come considerare attualmente l'economia privata nel nostro paese), Jingji ribao, 29.7.1989, p.4.
23) Wu Renjie, op. cit.; Qiu Honghui, "Dui Zhonggong siying jingji fazhan jiqi yingxiang zhi fenxi" (Analisi dell'influenza e dello sviluppo dell'economia privata dei Comunisti Cinesi), parte I, Zgyj, vol.34, n.6, giugno 2000, pp.48-50.
24) Lowell Dittmer, "Leadership change and Chinese political development", The China Quaterly, n.176, December 2003, pp.903-25.
25) Marina Miranda, "II Partito comunista cinese da 'partito rivoluzionario' a 'partito di governo`, Mondo Cinese, n.113, ottobre-dicembre 2002, pp. 15-19.
26) "Full text of Chinese FM's press conference", People's daily, internet ed., 7.3.2004.
27) ibid.
28) I diritti umani di prima generazione vengono fatti risalire alla Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino del 1789; si tratta in particolare del diritto alla vita e all'integrità fisica, nonché di tutti quei diritti legati alla libertà di pensiero, di religione, di espressione, di associazione, alla partecipazione politica, all'elettorato attivo e passivo.
29) I diritti di quarta generazione sono relativamente nuovi e tuttora in fase di definizione: derivano dalle rivendicazioni provocate dalle minacce legate alla scoperta di nuove tecnologie, in campo delle manipolazioni genetiche, della bioetica e delle nuove tecniche di comunicazione. Invece i diritti di terza generazione sono quelli di solidarietà e di tipo collettivo, dal momento che soggetti di tali diritti non sono i singoli individui, ma i popoli (diritto all'autodeterminazione dei popoli, alla pace, allo sviluppo, all'equilibrio ecologico, al controllo delle risorse nazionali, alla difesa ambientale).
Infine i diritti di seconda generazione sono quelli di natura economica, sociale e culturale (come per esempio il diritto all'istruzione, al lavoro, alla casa, alla salute ecc.), contenuti nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo del 1948.
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