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POLITICA INTERNAZIONALE

Il terrorismo, i "tre diavoli" e i sei di Shangai

di Lina Tamburrino

E così finalmente la piccola Nato dell’Asia centrale ha completato la sua sistemazione istituzionale. La Shanghai Cooperation Organization (SCO), dopo aver installato a Pechino il segretariato, il 17 giugno scorso ha varato, nella capitale uzbeka Tashkent, l’organismo incaricato di combattere “le tre forze diaboliche di terrorismo, separatismo, estremismo”.1 I sei paesi membri della SCO - Russia, Cina, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Uzbekistan - hanno impiegato quasi due anni e mezzo per portare a compimento questo passo deciso nel lontano gennaio 2002. Nessuno naturalmente ritiene che il ritardo sia dovuto a divergenze sulla città, la strada, il palazzo dove installare il nuovo organismo. Mancano però elementi sufficienti a capire che cosa sia successo tra i sei tanto da rallentare l’iniziativa che aveva giustificato la nascita dell’organizzazione, fortemente voluta da Jiang Zemin, allora presidente della Repubblica e segretario del partito comunista cinese.2 Si può ipotizzare che siano stati il significato e l’ampiezza da assegnare al termine terrorismo a paralizzare un organismo che vede insieme due grandi potenze come Russia e Cina e quattro stati minori, senza nessun peso e nessuna forza se non quella derivante dalla loro collocazione geografica, dall’indispensabilità del loro petrolio, dal loro essere terre di confine con la terra russa e la terra cinese. E’ interessante la definizione che del terrorismo ha dato Hu Jintao presentando la nascita del nuovo organismo. “Il terrorismo - ha detto il presidente cinese - non è automaticamente legato a gruppi etnici o a determinate forme religiose”.3 Così dicendo, ha preso le distanze da quelle posizioni occidentali, europee e americane, che addebitano il terrorismo all’islamismo (o almeno alle sue manifestazioni più estreme) e al mondo arabo e mediorientale. Ma, se per certi aspetti la definizione di Hu è rassicurante, perché non sposa lo “scontro di civiltà” che tanto travaglia l’Occidente, per altri aspetti è riduttiva e semplificatrice. Conferma come la preoccupazione ecumenica, che in Politica Internazionale 20 questa fase ispira la politica estera cinese, non dia alla Cina gli strumenti necessari per comprendere fino in fondo protagonisti, dinamiche, strategie, della sfida terroristica, portata quasi esclusivamente al mondo occidentale. Insomma, per usare una terminologia maoista, la Cina sembra non aver voglia di separare la contraddizione principale da quelle secondarie. In più: mettere insieme “terrorismo, separatismo e estremismo” non è rassicurante, suggerisce anzi accostamenti inquietanti. Forse che l’assassinio terroristico degli undici lavoratori cinesi in Afghanistan deve esser posto, mettiamo, sullo stesso piano della rivendicazione pacifica del Dalai Lama per una maggiore autonomia del Tibet? Oppure che la violenza del dopoguerra iracheno e l’assassinio del presidente ceceno nello scorso maggio hanno qualcosa da spartire con il “separatismo” del presidente di Taiwan? E dunque di quale terrorismoseparatismo- estremismo si occuperà il nuovo ufficio della SCO? Esso sarà impegnato innanzitutto o prevalentemente nella raccolta e nel coordinamento di dati e di informazioni, in modo da dare vita a quella tanto auspicata attività di intelligence antiterroristica, la cui mancanza e sottovalutazione è stata così aspramente rimproverata a George W. Bush.4 La domanda è: come sarà utilizzato questo patrimonio di conoscenze, visto che la Cina, e si presume anche gli altri cinque, sono così gelosi della loro autonomia statuale, fieri sostenitori della “non interferenza” negli affari interni dei singoli paesi? La realtà dei diversi membri della SCO non è facile: la Russia si confronta con la drammatica rivolta cecena, sempre più vicina agli estremisti islamici, la Cina è tormentata dall’irredentismo islamico del Xinjiang, gli altri quattro hanno forti presenze islamiche, e sono anche essi esposti ad attentati, come confermano le bombe scoppiate in territorio uzbeko nell’aprile scorso. La nuova struttura della SCO servirà realmente a qualcosa o avrà ragione lo scetticismo di Frank Ching che ha lamentato come finora ci siano state “più parole che fatti”?5 La Cecenia è un altro di quei problemi che dividono l’opinione pubblica e la politica dell’Occidente: c’è chi vi vede in corso una guerra di liberazione e chi invece vede in un eventuale stato ceceno indipendente la riedizione dello stato afghano ai tempi dei taliban.6 Non si sa se la SCO ne Politica Internazionale 21 abbia finora discusso. Si sa però che il presidente russo Putin si recherà in Cina il prossimo ottobre e si può sperare che sia quella l’occasione che permetterà a Pechino e a Mosca di arrivare a una valutazione comune di quella sfida sanguinosa. Invece per l’Occidente il Xinjiang è più lontano, meno coinvolgente. Ma la Cina ha ottenuto che venisse inserito nell’elenco dei gruppi terroristici, stilato dalle Nazioni Unite, anche l’East Turkistan Islamic Movement, responsabile delle spinte indipendentiste di quella regione autonoma e ritenuto autore degli attentati che vi si sono avuti negli ultimi anni. Nel 2003, Pechino ha redatto e pubblicato un libro bianco per dare testimonianza della grande quantità di risorse finanziarie e umane trasferite nel Xinjiang, dove sono state create infrastrutture, scuole islamiche, fabbriche.7 Ma il risentimento anticinese non è stato ridimensionato. La povertà, ha detto il già citato Hu Jintao, è la causa principale del terrorismo: il libro bianco sul Xinjiang dice che non è del tutto vero. Indipendentemente da quello che potrà concretamente fare e realizzare sul fronte del terrorismo, un ruolo importante la SCO ce l’ha. Molti osservatori occidentali ritengono che sia stata fatta nascere con l’ambizione di circoscrivere, frenare la presenza degli Stati Uniti in Asia Centrale, divenuta più prepotente dopo l’11 settembre del 2001. E’ più plausibile però che si miri a qualcosa di meno ambizioso anche se di maggiore sostanza. Citando i noglobal, i quali argomentano sempre che dietro ogni conflitto geopolitico c’è inevitabilmente il petrolio, senza timore di smentita si può affermare che dietro la nascita della SCO c’è la sorte dell’oro nero di cui è più che ricca quella parte dell’Asia Centrale, alla quale, proprio per questo motivo, la Cina guarda con grandissimo interesse. Concretamente, la SCO appare come una sorta di grande trattato di reciproca non aggressione sottoscritto per neutralizzare spinte espansionistiche dell’una o dell’altra parte (da parte russa o anche da parte cinese nei confronti dei territori delle ex repubbliche sovietiche) che avrebbero messo in pericolo gli equilibri geopolitici dell’area e di conseguenza la gestione della risorsa petrolio. Vale la pena ricordare, a questo proposito, l’importante accordo tra Cina e Kazakistan per l’oleodotto che porterà in terra cinese il petrolio kazako.8

 

MONDO CINESE N. 119, APRILE-GIUGNO 2004

 

Note

1 “SCO launches anti-terrorist body”, People’s daily, internet edition, 17.6.2004. Tra gli altri compiti, la nuova struttura avrà quello della partecipazione alla stesura di norme legali internazionali per combattere il terrorismo.
2 La SCO è nata nel giugno del 2001 a Shanghai, grazie a un forte impegno di Jiang Zemin. La creazione dell’ufficio antiterrorismo venne decisa a Pechino, nell’incontro dell’8 gennaio del 2002, e venne poi confermata a San Pietroburgo nel giugno dello stesso anno. Nello scorso agosto, la SCO ha organizzato, nel Kazakistan e nella Cina occidentale, due esercitazioni per respingere, con l’impiego di mille militari, un simulato attacco terroristico.
3 Frank Ching, “More talk than action, so far”, South China Morning Post, internet edition, 23.6.2004.
4 Per il testo integrale del comunicato sull’incontro di Tashkent, cfr. nota n.1.
5 Cfr. nota n. 3.
6 Cristian Chuen, “Chechnya has become a danger to us all”, International Herald Tribune, 26-27 giugno 2004, pag. 4. 
7 “China issues white paper on history, development of Xinjiang”, Xinhuanet, 26.5.2003.
8 “New pact to pipe Kazakh oil to China”, People’s daily, internet edition, 18.5.2004; “Construction of Sino- Kazakhstan oil pipeline to kick off”, People’s daily, internet edition, 1 giugno 2004.

 

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