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La "dinastia degli ingegneri": genesi e disastri

 

In questo numero della rivista, ampiamente dedicato al Pcc, (si veda anche il documento successivo), l’articolo che qui pubblichiamo ci fornisce ulteriori e interessanti riflessioni sull’attuale classe politica, dominata dalla “dinastia degli ingegneri”, così detta perché costituita da dirigenti che hanno conseguito
una laurea in discipline scientifiche: ingegneria, matematica, fisica o scienze naturali. Se essi rappresentavano una parte considerevole e la stragrande maggioranza dei membri nominati rispettivamente al XV e al XVI Congresso, la loro percentuale è invece diminuita al XVII: essi attualmente ammontano a 12 su un totale di 25 componenti del nuovo Ufficio politico, con una riduzione di circa il 24% rispetto all’organigramma precedente1.

I nuovi promossi in tale organismo hanno invece una formazione universitaria in scienze umane e sociali: Xi Jinping, pur essendo laureato in ingegneria chimica, ha un dottorato in legge; Li Keqiang ha una laurea in legge e un dottorato in economia; Wang Gang, Wang Qishan, Zhang Gaoli, Bo Xilai e l’unica donna, Liu Yandong, sono laureati rispettivamente in filosofia, storia, economia, giornalismo e scienze politiche2.

In virtù di questa formazione umanistica, il loro approccio alle questioni politiche dovrebbe essere forse più olistico e meno settoriale, più orientato a una visione globale d’insieme che a criteri particolaristici e circoscritti nella risoluzione dei problemi. Ma tali competenze non sono però garanzia di un atteggiamento realmente più liberale e progressista rispetto ai nodi politici cruciali.
M.M.

 
[Liu Mingzhi, “‘Gongchengshi wangchao’ xingcheng de yin guo”, Zheng Ming, n. 9 (359), settembre 2007, pp. 35-37.]
Nel sistema di dittatura monopartitica del Partito comunista cinese sono ben definiti la composizione e i movimenti interni del gruppo al potere. Conoscere il curriculum di studi e le origini, familiari e professionali, dei componenti di tale gruppo può essere utile per comprenderne meglio i comportamenti privati e pubblici, anche se non potrà certo influenzare la natura e la direzione futura del regime.

L’opera di Wu Jiaxiang “L’epilogo dell’era degli ingegneri a Zhongnanhai” (pubblicato da Dongxiang [Tendenze] nel luglio 2007 e al quale qui di seguito ci riferiremo semplicemente come allo “scritto di Wu”) costituisce una lettura estremamente interessante. Tuttavia l’impressione è che egli non abbia espresso a pieno le proprie idee, fornendo una mediocre conclusione ad un’impostazione assai promettente.

Le origini storiche della “dInastia degli ingegneri”
L’Autore ritiene che “l’era degli ingegneri” abbia avuto inizio con il XIV Congresso del Pcc e abbia raggiunto il suo massimo splendore con il XVI Congresso, prevedendo che si avvicinerà all’epilogo con il XVII. Il testo analizza le differenze tra l’epoca che precedette il XIV Congresso, l’era dei rivoluzionari, e la cosiddetta era degli ingegneri, ma non affronta la questione di come quest’ultima abbia avuto origine.

Con l’eccezione di Wang Zhen e di pochi altri rozzi analfabeti, la leadership della prima e seconda generazione del Pcc era fondamentalmente composta da intellettuali. Essi, tuttavia, non si erano formati in vere e proprie istituzioni universitarie, ma erano in possesso solo del diploma di scuola elementare o di scuola media; ovvero erano individui prima ai margini della società che erano poi diventati uomini di cultura studiando da autodidatti. Per questa ragione la loro conoscenza delle scienze naturali e della tecnica era estremamente limitata, tenevano in poca considerazione le scienze umane e sociali, le quali rappresentavano i valori della società di allora e non accettarono mai veramente quelli che erano generalmente riconosciuti come i valori dell’epoca, vale a dire la democrazia e la libertà. È così, quando aveva assunto da poco il potere, il Partito comunista attuò a livello nazionale una massiccia organizzazione degli atenei e dei dipartimenti universitari che non solo fu goffa e caotica, ma rappresentò anche uno spreco di denaro e di energie e una fonte di infiniti problemi. Le autorità del Pcc trasformarono in semplici politecnici l’Università Qinghua e un gran numero di altri atenei, che prima comprendevano al loro interno molte altre facoltà. Trasferirono i dipartimenti di ingegneria, di agraria e di medicina dell’Università di Pechino in Istituti universitari dedicati a queste discipline, istituendo in questo modo i cosiddetti “atenei comprensivi”, creature aberranti che comprendevano esclusivamente materie umanistiche oppure materie scientifiche.

I leader delle alte sfere del Pcc, arroganti e pieni di sé, si proclamavano i primi governanti onnipotenti che la Cina avesse mai avuto fin dall’origine dei tempi e ritenevano di non aver alcun bisogno di talenti formati nei dipartimenti universitari di materie umanistiche e di scienze politiche, vale a dire di politologi, sociologi e altri esperti in campi di questo tipo. Di conseguenza, fecero la cosa assurda di abolire discipline come le scienze politiche e le scienze sociali. I corsi fondamentali per lo studio della filosofia e dell’economia divennero quelli di filosofia e di economia marxiste. La base degli studi storici divennero i corsi di storia del Partito comunista (bolscevico) sovietico, storia del movimento comunista internazionale, storia del Partito comunista e via dicendo. Quanto alla giurisprudenza, essa poneva alcentro la giurisprudenza marxista.

Dal 1949 al 1979 un grande paese del mondo, con cinquemila anni di storia e una popolazione di ottocento milioni di persone, veniva all’improvviso governato attraverso due sole leggi: la Legge sul matrimonio e la Costituzione. I grandi leader del Pcc credevano di essere fatti di una materia speciale, di possedere la verità suprema, di rappresentare gli interessi del popolo e di monopolizzare il potere dello Stato: cosa se ne facevano di esperti di politica, di società ecc. formati nelle università? Mao Zedong riteneva persino che non fosse più necessario tenere aperte le università umanistiche! Ovviamente le alte sfere del Pcc percepivano come misteriose o sconosciute materie come le scienze naturali, l’ingegneria, la medicina e le scienze agrarie, e ritenevano che i laureati in queste discipline possedessero abilità e conoscenze reali, concrete. Il Pcc non osava eliminare le università in cui venivano insegnate queste materie e questo in ragione della necessità di salvaguardare il potere della dinastia rossa. Agli occhi dei grandi leader comunisti, i laureati in scienze naturali, ingegneria, medicina e agraria erano persone competenti e qualificate, mentre i laureati nelle discipline umanistiche e nelle scienze sociali erano buoni solo a fare sfoggio di eloquenza e a gingillarsi con penna e pennello, non importava a nessuno cosa volessero o non volessero fare. Bisognava anzi tenere d’occhio alcuni di loro, abituati com’erano a lavorare di cervello e a dire la propria, poco propensi ad accettare supinamente i cambiamenti e pronti persino a sfidare la dittatura del partito unico.

La dIfferenza tra un governo dI ingegneri e un governo tecnIco
Quello appena descritto è proprio il contesto storico che ha dato origine alla “dinastia degli ingegneri”. Negli anni ’80, con il progressivo ringiovanimento della dirigenza e l’avanzata dei quadri giovani, i laureati in scienze naturali, ingegneria, medicina e agraria rappresentavano la gran parte delle persone scelte, mentre venivano preferite poche persone laureate in materie umanistiche. Di conseguenza, durante gli anni ’80 e ’90, gli organi dirigenziali più importanti a partire dal livello provinciale diventarono “le lande
desolate del nord” occupate dalla “grande dinastia Qing”3.

Il Dipartimento propaganda del Pcc lodava Deng Xiaoping ed altri anziani statisti del Partito per aver avuto una visione strategica, essersi poi fatti da parte spontaneamente e avere allevato giovani quadri scelti. In realtà, essi promossero e assegnarono cariche importanti solo a persone fidate, modellando o rafforzando le proprie gerarchie di fazione, cioè cricche di fedelissimi e di segretari; arrivarono persino a riutilizzare i propri figli e parenti, creando un vero e proprio “Partito dei prìncipi”.

Alcuni uomini di lettere al soldo del potere elogiavano i membri anziani del Pcc per la loro grande lungimiranza e per l’aver affidato il governo del paese a dei tecnici. C’è in realtà una differenza
fondamentale tra un governo di ingegneri e un governo tecnico. Gli ingegneri non sono che una piccola parte della grande categoria dei tecnici. Nei paesi occidentali, con “governo tecnico” si indica essenzialmente la funzione principale svolta nell’ambito del governo del paese da giuristi, politologi, sociologi, economisti e altri esperti. Ancora più importante è il fatto che le fondamenta su cui poggia un
governo tecnico sono rappresentate da una politica democratica, cioè non abbandonata totalmente nelle mani dei partiti, una politica la cui ossatura non è rappresentata da un sistema di funzionari controllato e manipolato da un qualche partito politico. Nessun paese governato da un solo partito ha un governo tecnico e questo al di là di quanti, tra i leader e i ministri di quel paese, sono laureati. L’ex Unione sovietica utilizzò persone laureate come quadri di partito quarant’anni prima e in misura molto maggiore del Pcc, eppure nel mondo erano ben poche le persone – fatto salvo per il Dipartimento propaganda del Pcc e i suoi leccapiedi letterati – a considerare quello sovietico “un governo tecnico”.

Il processo che ha portato alla nascita della “dinastia degli ingegneri” non è stato affatto deciso in tutto e per tutto dai membri anziani del Pcc, ma ci sono stati anche dei fattori non previsti. L’ascesa dal nulla di Li Changchun, ad esempio, ricorda il modo in cui divenne famoso l’interprete di sketch Guo Da. All’inizio degli anni ‘80, Guo divenne improvvisamente noto a tutti grazie al grande spettacolo televisivo della CCTV per la Festa di primavera. L’attore che si sarebbe dovuto esibire diede forfait, perché impegnato nella realizzazione di un film e in quel frangente Guo Da venne chiamato a sostituirlo. Quell’attore avrà avuto rimorsi a non finire per non essersi reso conto dell’enorme potere esercitato dalla televisione come nuovo mezzo di comunicazione di massa e non essere corso ad esibirsi, perdendo per sempre l’occasione di diventare una celebrità.

Li Changchun lavorò come tecnico dal 1968 al 1975 nella Fabbrica di interruttori di Shenyang (Liaoning) e, a quanto si dice, non era niente di eccezionale, non brillando per nessuna particolare abilità. Nel 1975 la Shenyang Elettrodomestici chiese alla Fabbrica di interruttori di fornirle un addetto che desse una mano in azienda per qualche mese. A quell’epoca avveniva di frequente che un’azienda di livello superiore chiedesse personale in prestito a quelle di livelli inferiori per necessità lavorative e, quando ciò avveniva, le seconde solitamente rispondevano inviando personale mediocre. In quel caso la persona che inizialmente era stata scelta rifiutò il trasferimento ed è così venne in aiuto Li Changchun. Da allora Li si diede da fare per ingraziarsi i superiori ed entrò nei favori dei vecchi quadri della città di Shenyang e della provincia del Liaoning, i quali lo avrebbero portato in palmo di mano fino a fargli raggiungere le più alte cariche ufficiali.
 
La signora Wu Yi, dal canto suo, sfruttò una primaverile brezza democratica per salire fino ai vertici della città di Pechino. Wu Yi si era laureata all’Università del Petrolio di Pechino in Sistemi di raffinamento del petrolio. Nella primavera del 1988 si tenne a Pechino l’Assemblea dei rappresentanti del popolo, la quale avrebbe eletto i nuovi leader del governo cittadino. La Lega femminile della città di Pechino, un covo di “streghe”, antagoniste al Partito, che vedeva ormai da tempo un lento indebolimento del proprio potere, scelse Wu Yi e He Luli come candidate alla carica di Vicesindaco e le aiutò a raccogliere voti tra i membri dell’Assemblea. Il clima politico di allora era propizio all’instaurazione di una legislazione democratica e il Comitato centrale, il cui lavoro era diretto da Zhao Ziyang, tendeva a non preoccuparsene troppo. Così, Wu Yi e He Luli vennero entrambe elette alla carica di Vicesindaco. Dopo il 4 giugno [1989], tuttavia Jiang Zemin, Li Peng, Chen Xitong e gli altri leader dell’ala conservatrice non poterono accettare l’esito delle elezioni democratiche e sia Wu Yi che He Luli vennero allontanate da Pechino. Wu Yi assunse le mansioni di Vicedirettore del Dipartimento per la cooperazione internazionale in ambito economico e commerciale; in seguito avrebbe ricoperto la carica di Vice primo ministro. Il padre di He Luli, He Siyuan, era stato sindaco di Pechino prima che la città (allora chiamata Beiping) “cambiasse bandiera” nel 1949, e aveva aiutato il Pcc nella “liberazione pacifica” della città. In risposta alle necessità del Fronte Unito, He Luli venne assegnata alla presidenza del Comitato rivoluzionario del Partito nazionalista cinese e, più tardi, divenne Vicepresidente dell’Assemblea nazionale del popolo.

Strafalcioni e lacune della “dInastia degli ingegneri”
Questa “dinastia di ingegneri” ha i propri difetti palesi. Dal punto di vista della preparazione, questi leader, che di origine sono ingegneri, mancano di competenze in campo umanistico, sociologico e scientifico. Il loro modo di ragionare estremamente lineare rende loro difficile comprendere e riflettere su problematiche complesse, non hanno esperienza nel trattare con le questioni della politica, dell’economia e della società, non sono abili nell’organizzare e coordinare il lavoro del governo e in particolare non sono bravi a redigere ed emendare documenti amministrativi. Alcuni di loro si sono resi protagonisti persino di alcune storielle divertenti e piuttosto note.

Li Changchun e Zhang Gaoli, ad esempio, non sapevano che l’espressione “Kua Fu insegue il sole” si riferisse ad un antico mito4. All’epoca, Li ricopriva le cariche di membro del Politburo e di Segretario del Comitato provinciale di Partito del Guangdong, mentre Zhang era Segretario del Comitato di Partito di Shenyang. Un giorno Li Changchun si recò in visita a Shenyang e, accompagnato da Zhang Gaoli, assistette ad uno spettacolo teatrale intitolato “Una storia di Shenyang”. Nel corso dell’opera, un personaggio di fantasia veniva definito “Kua Fu”. Li Changchun, non capendo di cosa si trattasse, chiese a Zhang Gaoli chi fosse Kua Fu. Zhang Gaoli, una laurea in statistica ottenuta presso la Facoltà di economia dell’Università di Xiamen, è un altro un perfetto ignorante quando si tratta di cultura generale: tranne che fosse un personaggio dell’antichità, neppure lui sapeva chi fosse Kua Fu. All’epoca questa storiella circolava alla stregua di una barzelletta negli ambienti ufficiali del Guangdong. Ebbene, Li Changchun vedrà confermata nel XVII Congresso la sua carica di membro del Comitato
permanente del Politburo e Zhang Gaoli, che al momento è Segretario del Comitato di Partito della municipalità di Tianjin, dopo questo Plenum entrerà anche lui nel Politburo. Con questa gente priva di
qualsiasi preparazione letteraria, scientifica o sociologica al comando nel paese, i risultati sono facilmente immaginabili.

Un altro esempio riguarda Li Guiyang e Zhu Rongji. Il primo si laureò ai tempi dell’Unione sovietica in elettrochimica alla Facoltà di ingegneria, fisica e chimica dell’Università di chimica industriale
Mendeleyev di Mosca; il secondo ha una laurea in produzione di apparecchiature elettriche ottenuta alla Facoltà di elettrotecnica dell’Università Qinghua. Entrambi, di fatto, non si intendono di economia e finanza. Nel 1993, un anno di inflazione altissima e di caos nei mercati finanziari, Li Guiyang occupava le due cariche di membro del Consiglio degli affari di Stato e di Governatore della Banca del popolo cinese, mentre Zhu Rongji era Vice primo ministro con delega a responsabile finanziario. Durante una riunione al vertice Zhu accusò apertamente Li di non capire niente di finanza, operazioni a termine e azioni. E Zhu, invece, quanto ne capisce veramente? Zhu Rongji tolse a Li Guiyang la carica di Governatore per ricoprirla lui stesso. Tuttavia, Zhu è una di quelle persone che si impunta sulle proprie idee senza mai metterle in discussione. Attuò alcune politiche in campo economico assai poco lungimiranti e che si preoccupavano molto più degli interessi dei gruppi industriali che di quelli delle masse, lasciando al governo successivo di Wen Jiabao numerose patate bollenti. Uscito di scena Zhu, Li Guiyang non ha mai perso occasione per ricordare i grandi errori di quel premierato.

Parliamo ora di Li Peng, laureato presso la Facoltà di energia idroelettrica all’Università dell’Energia a Mosca. Noto per la sua dabbenaggine, era solito fare un errore dopo l’altro quando, nelle riunioni, leggeva i discorsi che il suo segretario scriveva per lui. Li Peng, che non ha la benchè minima preparazione letteraria, sociologica o scientifica, non sa neppure cosa siano la protezione dell’ambiente e lo sviluppo sostenibile. Deciso a creare il proprio successo politico e a scrivere il proprio nome nei libri di storia, Li Peng fece pressione perché venisse realizzato il Progetto delle Tre gole, scontrandosi con le critiche di esperti e studiosi sia in Cina che all’estero. Spregiudicato e temerario, Li Peng non sa neppure che cosa significhi il sentimento dell’umanità. Ben più che per quel progetto, infatti, il suo nome rimarrà alla storia – in negativo – per l’odiosa e sanguinaria repressione di studenti e cittadini durante i fatti del 4 giugno 1989.

Jiang Zemin si è laureato presso la Facoltà di elettrotecnica dell’Università dei Trasporti di Shanghai. Sebbene si vanti tanto di possedere ogni genere di competenza, non ha alcuna preparazione letteraria, sociologica o scientifica. La sua caratteristica peculiare è che quando non sa qualcosa fa finta di saperla e ama pavoneggiarsi. È cosa nota a tutti che Jiang, quando era al potere, si dimostrò a più riprese incapace di governare, perdendo la stima della popolazione

Un abisso separa la CIna da un vero governo tecnico
In base a quanto scrive Wu [nel testo sopra citato] in Cina è in atto una trasformazione politica genuina: “anche la scena politica cinese entra nell’era della giurisprudenza e dell’economia intesa come scienza”. Alla base di questa affermazione vi è la constatazione che tra i nuovi leader emergenti c’è chi vanta un dottorato in legge. Il fatto che nel mondo politico cinese emergano soggetti con titoli accademici in legge e in economia è certamente un passo avanti rispetto ad un’epoca in cui la scena era pressochè monopolizzata da “ingegneri”. Tuttavia, a tale riguardo, vale la pena di riflettere su due questioni cruciali. Innanzitutto, i titoli di laurea di queste persone, a quanto pare, hanno tutte le carte in regola: si tratta in gran parte di lauree ottenute in università a cui questi leader ebbero accesso grazie agli esami di ingresso nazionali. Quanto ai loro master e dottorati, tuttavia, non oserei elogiarli: molti di questi sono stati “rubati” dai titolari proprio sfruttando le loro posizioni di potere. La seconda questione riguarda il sistema con cui questi leader vengono scelti e ricevono cariche e promozioni: esso segue ancora il vecchio, tradizionale sistema dei quadri sotto il completo controllo dal Partito. Negli ultimi anni, nonostante sia stato introdotto un nuovo meccanismo di verifica che consiste nei sondaggi di opinione, bisogna dire che innanzitutto gli esiti di queste “verifiche” non vengono resi pubblici e che, in secondo luogo, tali verifiche non hanno alcun effetto reale; gli elementi decisivi sono ancora i desideri dei piani alti e gli equilibri tra le fazioni.

Perciò, anche se l’era degli ingegneri a Zhongnanhai è agli sgoccioli e la scena politica cinese si affaccia nell’era della giurisprudenza e delle scienze economiche, la distanza che separa la Cina da un governo tecnico – nel significato vero che tale espressione esprime in una legislazione democratica – è ancora abissale.
(traduzione dal cinese e note di Giorgio Strafella)

MONDO CINESE N. 133, OTTOBRE - DICEMBRE 2007

Note

1. I componenti del nuovo Politburo sono: Hu Jintao, Bo Xilai, Guo Boxiong, He Guoqiang, Hui Liangyu, Jia Qinglin, Li Changchun, Li Keqiang, Li Yuanchao, Liu Qi, Liu Yandong, Liu Yunshan, Wang Gang, Wang Lequan, Wang Qishan, Wang Yang, Wang Zhaoguo, Wen Jiabao, Wu Bangguo, Xi Jinping, Xu Caihou, Yu Zhengsheng, Zhang Dejiang, Zhang Gaoli, Zhou Yongkang..
2Si veda, “Who’s Who in China’s leadership”, su http://www.china.org.cn/english/index.htm  .
3 Entrambe le espressioni sono giochi di parole basati sui nomi di due delle più note università della capitale, l’Università di Pechino e l’Università Qinghua. L’espressione qui tradotta con “lande desolate del Nord” (bei da huang) contiene il nome abbreviato dell’Università di Pechino (Bei-da, lett. “nord” e “grande”; il nome cinese per esteso è Beijing daxue). La seconda espressione gioca sulla presenza nel nome dell’Università Qinghua del carattere qing, il medesimo della dinastia Qing (1644-1911), all’epoca detta anche “grande dinastia Qing”. Come ricordato nel paragrafo precedente, l’Università di Pechino era tra le università destinate all’insegnamento delle materie umanistiche, mentre l’Università Qinghua era tra quelle specializzate nelle scienze naturali..
4 Nel Libro delle montagne e dei mari è narrato il mito al quale si riferisce questo chengyu. Un uomo chiamato Kua Fu, per aver voluto inseguire il sole, si sentì estremamente assetato e bevve tutta l’acqua dei fiumi Huang e Weihe. Non avendo ancora placato la sua immensa sete, Kua Fu si mise alla ricerca di altra acqua, ma. morì a metà strada. In seguito l’espressione venne utilizzata per indicare persone con una grande forza di volontà o che hanno un’eccessiva stima di sé. . 

 

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