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 STAMPA, CARTA ...
(CONTINUAZIONE DAL N. 27)

La prima carta fu fabbricata con canapa e stracci di cotone per la qualità superiore e, più tardi, con foglie, alburno o fibre di certi alberi (mori, olmi, piante del cotone o bambù) per le varietà più comuni. Frantumata, lavata con acqua pura mista ad allume (per toglierle la spugnosità), questa pasta vegetale veniva poi cotta, mescolata, passata al macero, pigiata, poi stesa e messa a seccare dentro a dei telai tesi con un sottile setaccio filtrante che tratteneva la quantità di materiale necessaria a formare un grande foglio di una cinquantina di centimetri per trenta, circa. Talvolta inoltre si incollavano i fogli umidi contro delle pareti, per farli asciugare. Molto rapidamente questa carta soppiantò, nell’amministrazione, l’antico mezzo di seta o le lamelle di bambù. Al tempo stesso, intorno all'anno mille, nelle tombe, con la nuova diffusione della cremazione, i mingqi* e altri oggetti costosi furono sostituiti da immagini corrispondenti di carta, che venivano bruciate nel corso delle cerimonie funebri.

Stampaggio e xilografia

La Cina ebbe quindi a disposizione la carta molto presto. Tuttavia le condizioni politiche, tecniche, sociali ecc. favorevoli alla comparsa e alla diffusione della stampa, saranno presenti nel loro insieme soltanto nel VII secolo, con l’avvento della grande dinastia Tang (618-907), un periodo di pace e di prosperità, soprattutto all'inizio, dal 618 al 750. Nel secolo precedente (il VI), si era sviluppata notevolmente la incisione, a grandi timbri, impregnati di cinabro, che davano una stampa a caratteri rossi su fondo bianco. Dalla dimensione di questi sigilli nacque l'idea della xilografia, che non è altro che il semplice sviluppo di questo metodo, esteso e adattato a tavolette di legno più grandi. Tramite l'inchiostrazione e la spazzolatura di questa tavola necessariamente incisa al contrario (in senso inverso alla lettura), si potevano moltiplicare all’infinito le tirature. Si utilizzava di preferenza il legno di pero, di melo e di giuggiolo. Il costo delle tavole di legno incise era decisamente inferiore alla litografia che necessita di lastre di pietra a grana estremamente fine. All'opposto dello stampaggio, che dà un negativo bianco su fondo nero, non invertito, per la xilografia, con i suoi caratteri su fondo a rilievo, possiamo dire che dia delle immagini invertite, in positivo nero su fondo bianco. Quindi, per ottenere stampe normali, bisogna scolpire i caratteri al contrario.

Così il principio della stampa deriva dall'uso di sigilli che servivano per fare amuleti e talismani. I religiosi buddisti e taoisti, molto appassionati di magia, li vendevano ai fedeli e ai pellegrini, e i monasteri ricavavano notevoli profitti da queste immagini pie, rappresentazioni di buddha, amuleti, talismani, volantini di propaganda religiosa, sûtra e dhârani (formule magiche buddiste) che venivano riprodotte meccanicamente per mezzo di grandi sigilli di legno. I sacerdoti taoisti riproducevano talismani illustrati, che raffiguravano costellazioni e astri.

All’inizio della dinastia Tang, a partire dagli anni 620-630, si prese l'abitudine di stampare su carta le iscrizioni incise sulle stele di pietra. Sappiamo che i grandi scritti "classici" erano stati incisi su pietra tra il 175 e il 183, e la celebre Foresta di stele di Xi'an, ne presenta 114, recanti il testo dei "Dodici classici", in 650.000 caratteri, incisi nell’837, per gli studenti del Collegio imperiale.

Uno stampaggio ci dà un negativo bianco su fondo nero, e questa tecnica delicata era già notevolmente perfezionata nel VII secolo. Così, i letterati confuciani che inizialmente avevano mostrato un certo fastidio di fronte a questi processi di duplicazione utilizzati dai religiosi, e di cui non avevano avuto l'iniziativa, si resero conto di poterne ricavare dei vantaggi, e quindi fecero realizzare alcune tirature dei "Grandi Classici". La Biblioteca Nazionale di Parigi ha la fortuna di possedere “l’Imperatore degli stampaggi” come viene definito dagli studiosi cinesi; si tratta del più antico stampaggio di cui si sia a conoscenza, un rotolo d’inestimabile valore, il Wenquanming (温泉铭 Iscrizione delle terme), un'opera ritmata che era stata scritta in bella calligrafia dall'imperatore Taizong (627-649) e incisa su pietra quando lui era ancora vivo. Un'annotazione manoscritta aggiunta alla fine del poema è datata 654. Questo prezioso documento fu portato da Dunhuang da Paul Pelliot, nel 1909, e proviene dall'illustre biblioteca, murata nel 1035.

Frammento del Wenquanming

Alla stessa epoca - quella di Taizong -, dopo aver fatto ritorno (nel 645) dalla famosa spedizione in India, il monaco Xuan Zang (che morì nel 664) fece stampare a Xi'an un milione di immagini di Buddha, sicuramente da matrici di legno. Del resto, il carattere ripetitivo e ossessionante di una figura le conferiva una specie di potere magico. Come se volessero battere sempre sullo stesso chiodo, i religiosi, artigiani e artisti, associavano all’infinito, e su molteplici toni, piccole immagini di Buddha, seduto nella posizione del loto, come si può notare all'interno di varie camere, nei complessi rupestri buddisti di Yungang, Longmen, Dunhuang ecc. Si ritiene che questo motivo ornamentale a tappezzeria riproduca il miracolo di Cravasti (o Sravasti), in occasione del quale Buddha comparve in cielo, riprodotto in migliaia di esemplari. Messo a confronto con sei detrattori, Buddha fece scaturire acqua e fuoco dal proprio corpo e moltiplicò all'infinito la propria immagine su un immenso fior di loto.

Durante la dinastia Tang, parallelamente alle occupazioni religiose, i monaci e i preti si dedicavano a ogni genere di attività commerciali e bancarie. Quindi è all'interno delle comunità monacali taoiste e buddhiste che è nata la stampa. Si tratta della conclusione logica e naturale di queste molteplici tirature di sigilli, disegni con lo stampino su carta o su stoffa, realizzati dai religiosi nei laboratori dei monasteri. Uno dei documenti significativi di quest’evoluzione è un lungo rotolo di carta, di sette metri, che è stato realizzato in Corea, intorno al 720‑740, con la tecnica xilografica, per mezzo di una dozzina di tavole incise in rilievo; queste riproducono una dhârani, o formula dedicatoria talismanica. D'altronde sappiamo anche che nel 784 il governo dei Tang, per far conoscere a diffondere una legge sulla tassazione riguardante vendite a donazioni, fece ricorso a un modulo stampato.

Indubbiamente questi processi iniziavano ad avere successo e a diffondersi, perché nell'835 un funzionario del Sichuan, per la prima volta sollevava il problema della libertà d'espressione: richiedeva un editto imperiale che impedisse la stampa prematura dei calendari, venduti nei mercati dell’Impero, prima dell’arrivo di quelli strettamente ufficiali, che venivano pubblicati dall’Ufficio imperiale di astronomia. Venne dato ordine di proibire queste stampe private. La data 835 appare come primo accenno alle attività professionali di stampa. La Biblioteca Nazionale di Parigi possiede - e sempre proveniente dal fondo Pelliot di Dunhuang - uno stampaggio datato 824 e realizzato con lastre incise, recanti una versione del Kumârajiva. Infine il più antico libro stampato, e degno di essere chiamato tale, viene considerato un rotolo di sette lunghi fogli di carta, rilegati e datati 11 maggio 868. Si tratta di un trattato buddistico illustrato, il Sutra del Diamante, stampato da un certo Wang Jie. Conservato al British Museum, è stato a sua volta portato da Dunhuang da Sir Aurel Stein, all'inizio del secolo. La tecnica xilografica fa di quest'opera il più vecchio libro stampato del mondo finora conosciuto.

Procedimento comodo, piuttosto rapido e poco costoso, la xilografia in effetti risponderà a tutte le necessità dell'editoria, e questo fino a un’epoca decisamente recente. Rappresentò quasi la norma per un millennio. Così dunque, la stampa appare in forma quasi adulta, nel IX secolo, ed esce dai monasteri per assumere un aspetto nuovo, questa volta profano. Tra il popolo, da quel momento circolano opere d’astrologia, calendari d’uso popolare, almanacchi, ma anche i primi testi propriamente letterari, e lessici non troppo impegnativi. Tre città e regioni sono particolarmente interessate da quest’importante evoluzione, si tratta del Sichuan occidentale, intorno a Chengdu, dove, da questo momento, si sanno i nomi di varie famiglie di tipografi; della città di Yangzhou, nella regione del basso Yangzi o fiume Azzurro, che stampa calendari e opere letterarie; infine la capitale, Chang’an (l'attuale Xi'an) che produce anche calendari, letteratura popolare nonché libri di medicina. Ma insistiamo sul Sichuan che si è dimostrato e si è imposto durevolmente come un grande centro per la stampa. Sembra aver svolto un ruolo determinante per il suo sviluppo in Cina.

Su questa scia, il secolo seguente, il X, - epoca delle Cinque dinastie, 906-960, e inizio della dinastia Song - conferma questo sviluppo della stampa, che entra in una nuova fase, quella delle grandi edizioni. Nel 932 viene promulgato un decreto imperiale, che ordina la stampa della prima grande edizione classica del Canone confuciano. Vent’anni più tardi l’opera è terminata (953), xilografata completamente e non più stampata da stele di pietra. Chengdu, Kaifeng e Luoyang si contendono il primato della qualità. Sulla stessa scia, nel corso del decennio seguente (960-971), esce una grande edizione del canone buddhista, un corpus gigantesco che raccoglie i Sûtra, i commentari e le opere dottrinali dei pensatori buddhisti. Tra il 971 e il 983 compare il Tripitaka, un insieme di testi che regolamentano la disciplina monacale, che trattano del canone, della morale, della filosofia e delle eresie del buddhismo; in breve si tratta di tutte le sacre scritture tradotte in quest’epoca dal sanscrito o dal pali. Questo Tripitaka cinese comprende 5.000 volumi, un totale di 130.000 pagine! Intanto, nel 978, il ministro Li Fang faceva iniziare la prima enciclopedia.

Il Rinascimento cinese:
la dinastia Song

Sembra che i grandi editori ufficiali si riservassero a quell'epoca i campi della religione e del sapere, lasciando alle imprese più modeste le pubblicazioni di carattere prettamente commerciale e popolare. Da quest'epoca, la maggior parte dei libri erano stampati in varie forme, a rotolo, a libretto o a fisarmonica. In questo stesso secolo compaiono le carte da gioco (a cui si accenna per la prima volta nel 969) e la carta moneta, nel Sichuan, emessa inizialmente da mercanti e finanzieri privati, dagli anni 806-820, sotto forma di biglietti di cambio, o riconoscimenti di debiti, a verso l’anno 900 in forma di certificati di deposito negoziabili, veri e propri antenati delle banconote. Nel 1024, lo Stato adotta questa "moneta volante" ed emette le sue prime banconote ufficiali.

Il grande periodo della dinastia Song (960-1280) - uno dei più bei momenti della cultura umana, l’equivalente, in Cina, del nostro Rinascimento in occidente - testimonia la straordinaria passione dei cinesi per il sapere in tutte le sue forme. Un volume prodigioso di testi antichi è stato riprodotto e tramandato in quell’epoca; ci sono pervenuti circa 7000 titoli! I grandi classici confuciani, come abbiamo già detto, furono pubblicati, reinterpretati e commentati. Nel 1019 erano disponibili 4.565 volumi degli scritti taoisti. Tutto ciò che a quel tempo contava, dal punto di vista letterario, veniva stampato: cataloghi, enciclopedie, trattati, inventari, collezioni, monografie riguardanti le pietre strane, le giade, le monete, gli inchiostri, i bambù, i gelsi, i litchi, i funghi, i fiori, i pesci, i granchi ecc. Una vera bulimia di sapere! Tra questi tesori, i libri di storia e di geografia non sono certo i meno ambiziosi, così come i trattati sulla pittura e sulla calligrafia. Ma si trovano anche repertori di ricette pratiche, di avvenimenti strani o di storie fantastiche, e perfino piccoli romanzi polizieschi, racconti nella lingua del volgo, raccolte di aneddoti, altre di sogni premonitori, storie di fantasmi, di gene o di demoni...

Il governo dei Song, geloso di tali tesori, proibiva severamente l’esportazione dei libri stampati. Tuttavia sappiamo che nel 1100 fu introdotta in Corea un'enciclopedia di mille capitoli e che, sicuramente, la diffusione della cultura in Giappone, nel XII e XIII secolo, deve molto al sapere cinese.

Questo ritorno al passato, l’allargamento del mondo dei lettori e la sua curiosità sempre crescente, agivano da sprone sul ritmo delle pubblicazioni.

Per la prima volta, i non letterati avevano accesso alla cultura, e questo nuovo incontro sarà all’origine della creazione letteraria romanzesca e popolare; ha consentito la comparsa del romanzo e del teatro, i due unici gene­ri di origine plebea, in terra cinese.

La tipografia

Alla metà dell’XI secolo, tra il 1041 e il 1048, un certo Bi Sheng ideò, sembra per primo, una stampa tipografica realizzata per mezzo di caratteri mobili di terracotta. Erano allineati e incollati su una piastra metallica, rive­stita con un impasto di resina e di cera. Più tardi, verso il 1300, questi caratteri saranno di legno scolpito; nel 1313, un certo Wang Zhen descrisse lungamente in un trattato di agricoltura la tecnica dei caratteri mobili di le­gno.

In seguito si tenteranno prove con caratteri di metallo fuso (in rame, stagno o piombo), ma questa soluzione non sembra essere risultata soddisfacente per i cinesi, estremamente legati alle belle calligrafie manuali, più vive. Parigi possiede (alla Biblioteca Nazionale) un trattato educativo coreano, opera del monaco Pakun, che fu stampato nel 1377 con caratteri mobili metallici; forse è il più antico esistente al mondo, di questo tipo. Sappiamo che nei decenni seguenti i sovrani coreani faranno fondere, a varie riprese (nel 1403, 1420, 1434...) caratteri di metallo destinati alle botteghe reali. In questo secolo - il XV - i coreani usavano contemporaneamente caratteri mobili di piombo, ceramica e legno.

Si osserverà che la scoperta della stampa in occidente, intorno al 1450, è di poco posteriore a quest’ultima tappa della stampa in estremo oriente. I grandi viaggiatori del XII e XIV secolo - Guillaume de Rubroek, Marco Polo, Odorico da Pordenone, Ibn Battuta ecc. - non avevano mancato, nel corso delle loro peregrinazioni, di osservare l'esistenza dei libri stampati, o della carta moneta, o della carte da gioco, tanto più che, sotto l'impero della dinastia Yuan (1276-1368), la via dell’Asia centrale venne finalmente riaperta, dopo una lunga interruzione. Gli scambi con l'occidente ripresero e si intensificarono, e allora poterono giungervi anche le invenzioni e le scoperte cinesi, come la polvere da sparo e la stampa.

* Per mingqi si intendono le figurine o statuette funerarie che da sempre sono state poste nelle tombe, accanto ai defunti, per circa due millenni, soprattutto dall'epoca dei Regni Combattenti (dal 450 al 220 a.C.), ma anche anteriormente.

Frammenti d'Oriente, dicembre 2009

 

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