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RAPPORTI

La musica cinese a Torino

di Federico Masini

La manifestazione "Settembre Musica", organizzata dal Comune di Torino, giunta alla sua ventunesima edizione, prevedeva quest'anno un'ampia sezione dedicata alla Cina, sapientemente organizzata dal direttore artistico Enzo Restagno, secondo un percorso cronologico a ritroso: dalle più recenti sperimentazioni musicali fino alle antiche melodie religiose. Il primo appuntamento, il 5, è stato infatti la rappresentazione dell'opera in forma di concerto "Marco Polo", sul libretto di Paul Griffith, con musica di Tan Dun, una giovane promessa della musica cinese. È stata poi la volta dell'Opera di Pechino, il 10 e il 12, seguita da tre concerti dedicati rispettivamente alla musica confuciana, taoista e buddista, il 14, il 15 e 16 del mese. Ciascuno di questi appuntamenti serali è stato preceduto da una breve presentazione del genere musicale in programmazione, che si è svolta, in orario pomeridiano, nella sala del Piccolo Regio e alla quale hanno partecipato il coordinatore Enzo Restagno, François Picard, professore di etnomusicologia alla Sorbonne e autore insieme a Restagno di un volume sulla storia della musica cinese (La musica cinese, le tradizioni e il linguaggio contemporaneo, E.D.T, Torino 1998), Kristofer Schipper e lo scrivente, intervenuto al posto di Giuliano Bertuccioli, impossibilitato a partecipare per motivi di salute. Ospite del primo incontro era il complesso dei Musicisti dell'Associazione di Musica Antica della popolazione Naxi di Lijiang nella provincia dello Yunnan, la quale ha conservato repertori e strumenti della musica confuciana di corte, completamente persi nella capitale o in altre zone maggiormente vicine al centro politico e culturale dell'Impero. È stata poi la volta dei musicisti del Belvedere delle Nuvole Bianche di Shanghai, che hanno presentato un repertorio di musiche taoiste e infine dell'Ensemble strumentale Meiyou di Pudong (Shanghai) e del Coro misto di Shangqiu, provincia dello Henan, che hanno presentato un repertorio di canti buddhisti con accompagnamento strumentale, solo recentemente recuperati e riproposti. La sezione Cina si è conclusa con un particolarissimo concerto intitolato "Concerto barocco nella città proibita", dedicato agli influssi della musica cinese su quella europea, esercitati grazie alla mediazione dei missionari gesuiti alla corte cinese nei secoli XVII e XVIII. Quest'ultimo concerto, "XVIII-21 Musique des lumieres", diretto da Jean-Christhophe Frisch, è stato inciso su un compact (Messe des Jesuites de Pekin, Joseph-Marie Amiot, XVIII-21 Musique des Lumieres, Auvidis 1998) nel quale si trovano anche le musiche sacre composte da Joseph-Marie Amiot, missionario a Pechino dal 1751 al 1793 e cantate in cinese dai fedeli durante le liturgie. Tale repertorio, conservato presso la Biblioteque Nationale di Parigi, è stato riscoperto e trascritto da François Picard, il quale ha poi diretto due gruppi cinesi che lo hanno eseguito. Si tratta di un repertorio unico, per la fusione di motivi, strumenti, musiche e perfino parole, latine e cinesi, a testimonianza dello sforzo di mediazione culturale compiuto dai missionari gesuiti alla corte degli imperatori Ming e Qing. Credo si sia trattato di una delle più ricche ed articolate presentazioni della musica cinese mai realizzate in Italia e forse nel mondo, di ciò bisogna rendere il merito in particolar modo alla direzione artistica del festival e al Comune di Torino che, affrontando notevoli problemi di carattere logistico ed economico, sono riusciti a portare in Italia alcune centinaia di musicisti cinesi, rifuggendo da qualunque concessione all'esotismo, concentrandosi invece sul valore originale delle musiche. Resta il rammarico che altre amministrazioni comunali non abbiano accolto l'invito a ospitare anche nelle loro città concerti così particolari e rari, non solo all'estero, ma anche in Cina.

MONDO CINESE N. 98, MAGGIO-AGOSTO 1994

 

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