tuttocina
Google Web https://www.tuttocina.it

 

INDICE>MONDO CINESE>RIFORME  E SVILUPPO SOSTENIBILE SECONDO IL NUOVO GRUPPO DIRIGENTE DEL PCC

POLITICA INTERNA

Riforme e sviluppo sostenibile secondo il nuovo gruppo dirigente del Pcc

di Marina Miranda

1. Una storica sessione plenaria?

Dopo il passaggio dei poteri ai vertici del partito e alle più alte cariche dello stato, i media e la stampa ufficiale avevano creato grandi aspettative per la terza sessione plenaria del XVI Comitato centrale, svoltasi dall'11 al 14 ottobre 2003. La sua importanza è stata paragonata a quella di altri plenum che negli ultimi 25 anni hanno segnato alcune fasi decisive del processo di riforma; fasi che, quasi per caso, sono state tutte precedute da altrettante terze sessioni plenarie di diversi Comitati centrali: come quella dell'XI che nel dicembre '78 dette il via alla politica di apertura e riforma, quella del XII che nell'ottobre '84 spostò il centro delle riforme dalle aree rurali alle urbane e quella del XIV che nel novembre '93 sancì l'irreversibilità dell'introduzione dei meccanismi di mercato nel sistema economico.

Nel corso del plenum appena conclusosi sono state approvate le "Risoluzioni... riguardanti alcuni problemi relativi al miglioramento del sistema dell'economia di mercato socialista”1 , un documento alquanto articolato, suddiviso in 12 punti, che tocca diversi aspetti e nodi cruciali del processo di riforma, tracciando le priorità essenziali per il lavoro economico nel prossimo futuro. La sua importanza è stata ulteriormente sottolineata dall'annuncio di due pubblicazioni complementari, volte alla diffusione e allo studio delle direttive e dello "spirito" di questo terzo plenum tra i quadri di partito e "le masse"2 .

La differenza tra quest'ultimo e altri precedenti documenti ufficiali non risiede nella novità dei contenuti, ma piuttosto nel modo in cui vengono evidenziati e approfonditi, sebbene non affrontati per la prima volta, aspetti diversi del processo di riforma. L'immagine di sviluppo economico presentata in queste "Risoluzioni" del 2003 è molto diversa da quella che si evince, ad esempio, dal rapporto di Jiang Zemin al XVI Congresso3 : quest'ultimo si poneva l'obiettivo di edificare una "società del benessere" molto vicina al modello di Singapore e degli altri paesi dell"'Estasia", una società globalizzata, urbanizzata, industrializzata, altamente tecnologica, economicamente competitiva, guidata da un'elite tecnocratica e professionale. Se questo tipo di sviluppo è in linea con la crescita frenetica della zona costiera orientale della Repubblica popolare, i cui successi sembrano misurarsi esclusivamente in percentuali del PIL, la visione auspicata nelle "Risoluzioni" del 2003 è quella di un processo più bilanciato, di una strategia maggiormente equilibrata, che non può ignorare gli squilibri sociali a essa inevitabilmente connessi. È la prima volta che viene presa in considerazione la prospettiva di una crescita ponderata, sottolineando i risvolti e le conseguenze sociali di uno sviluppo economico accelerato. Più che su successi e risultati strabilianti, questo documento pone l'accento sui molti problemi irrisolti, quali la struttura non razionalizzata dei diversi comparti dell'economia, il poco efficiente sistema di distribuzione delle risorse, la crescita troppo lenta dei redditi nel settore agricolo, i forti squilibri tra le diverse fasce di occupazione, l'utilizzo poco oculato delle risorse ambientali, la scarsa competitività di molti comparti dell'economia.

Molto più che nel rapporto di Zhu Rongji a marzo 20034 , in questo documento di ottobre è evidenziata la necessità di costruire un sistema di welfare e di garanzie sociali compatibile con lo sviluppo economico, che migliori il sistema delle pensioni operaie e dei sussidi alla disoccupazione, sottostimata ufficialmente intorno al 4%, ma in realtà ben superiore, intorno all'8-10%5 . Ancora nel nono paragrafo delle "Risoluzioni", viene programmata l'unificazione dei mercati del lavoro urbano e rurale, con la creazione di maggiori opportunità occupazionali per i contadini, mediante programmi di addestramento professionale e cancellazione delle limitazioni per l'impiego nelle città di lavoratori stagionali provenienti dalle campagne. Già da quest'anno si è iniziato a facilitare il sistema di ottenimento dei permessi di residenza in alcune province, quali lo Henan, il Jiangsu, il Guangdong e la municipalità di Chongqing, in previsione di un possibile assorbimento nelle città di quasi 300 milioni di lavoratori provenienti dalle campagne6 . Rispetto al documento del XVI Congresso, nelle "Risoluzioni" viene posta quindi maggior enfasi sull'accelerazione del processo di urbanizzazione, ancora al di sotto di quello dei paesi industrializzati, ma molto superiore a quello di altri paesi in via di sviluppo. Questa scelta dal punto di vista politico mette fine alla storica separazione forzata dei comparti produttivi e occupazionali, agricoltura/industria, città/campagna.

Ai problemi del settore agricolo è dedicato il quarto paragrafo delle "Risoluzioni", nel quale si ribadisce che, al fine di assicurare maggiore stabilità sociale, devono essere realmente tutelati, in base alla legge, i diritti dei contadini e alleggerito il loro carico fiscale, mediante una ulteriore razionalizzazione del sistema delle imposte agricole. Devono inoltre essere migliorate le norme per il trasferimento e la vendita dei diritti di gestione della terra. Sebbene in base al sistema dei contratti a responsabilità familiare ai contadini siano garantiti i diritti di utilizzo della terra, questi diritti vengono spesso violati dagli abusi delle autorità locali, che ridistribuiscono la terra ad altri per mezzo di decreti amministrativi. Secondo contratto, l'utilizzo della terra è concesso in media per trent'anni, ma questo limite dovrebbe essere esteso al fine di incoraggiare gli investimenti produttivi. Proprio su questo punto le risoluzion1 appaiono alquanto vaghe.

2. Mercato e settore finanziario

Un elemento trainante nello sviluppo economico del paese negli ultimi anni è stata la sua incorporazione nell'economia mondiale e nel processo di globalizzazione in atto, soprattutto dopo l'entrata della Cina nel WTO: è in questa direzione, sostengono le "Risoluzioni", che bisogna incanalare gli sforzi per ampliare l'apertura al mondo esterno e intensificare il processo di integrazione economica, accelerando lo sviluppo delle forze produttive, per mantenere il passo con il progresso scientifico e tecnologico a livello internazionale. Più che negli altri documenti ufficiali già menzionati, dove comunque era stato introdotto tale concetto, nelle "Risoluzioni" del 2003 è posto l'accento in modo particolare sulla competitività di tutti i comparti produttivi; un criterio che può sembrare addirittura ovvio nel nostro sistema, ma che ha importanti implicazioni nel caso della Repubblica popolare: rendere competitiva l'intera economia nazionale significa introdurre improrogabilmente tale parametro in tutti i settori senza esclusione di alcuno, soprattutto in quello dell'industria statale.

In base a quanto si legge nel documento del 2003, una reale competitività significa anche una definitiva e più ampia introduzione dei meccanismi di mercato all'interno dell'intero sistema economico, senza tralasciare un ambito importante, quello dell'allocazione delle risorse. Allargare il ruolo del mercato implica allo stesso tempo la necessità di unificare e regolamentare il mercato a livello nazionale: dotarlo di regole certe per far sì che il passaggio all'economia di mercato non possa più essere considerato come un'occasione di arricchimento al di fuori di leggi e norme; unificarlo per coordinare le difformi realtà economiche e le differenti velocità di sviluppo delle varie aree del paese e dei diversi comparti produttivi.

C'è un altro mercato da sviluppare e consolidare, quello dei capitali di cui tratta il settimo paragrafo delle "Risoluzioni". In esso sono enunciati i numerosi problemi ancora da risolvere nella riforma del settore finanziario, quali la scarsa trasparenza delle regole e la confusione ancora esistente nel funzionamento dei mercati, la poca vigilanza nei controlli, gli altissimi rischi per gli investitori, l'insoddisfacente tutela dei diritti dei risparmiatori. Nonostante il numero insufficiente di addetti ai lavori e il livello piuttosto scadente dei servizi forniti e della capacità innovativa, una riforma radicale del sistema creditizio costituisce il fulcro dell'intera riforma del settore finanziario: attraverso il sistema azionario e innovandone i meccanismi di gestione, è indispensabile la trasformazione delle banche commerciali in imprese finanziarie di tipo moderno nella forma di società per azioni controllate dallo Stato e quotate in borsa. Tali imprese dovranno essere in grado di aumentare i profitti, sostenere lo sviluppo dell'economia nazionale e garantire i capitali impiegati, nonché di risolvere uno dei problemi più annosi, quello dei crediti inesigibili, provocati da finanziamenti dettati da ragioni politiche a soggetti del settore pubblico in difficoltà. Anche per far fronte alla concorrenza degli istituti stranieri, che in un futuro non abbastanza lontano saranno in grado di operare sul mercato interno, è indispensabile costruire un sistema creditizio ad personam per operatori economici e singoli risparmiatori. Per quanto riguarda la politica monetaria, essa dovrà essere indirizzata a mantenere la stabilità dello yuan e quella finanziaria dovrà fare in modo che il tasso di interesse sia deciso dalle leggi di mercato, limitando gli interventi della banca centrale solo ai tassi di cambio.

3. Lo sviluppo del settore non-pubblico

Che quello approvato dall'ultimo plenum non presenti le caratteristiche di un documento innovativo e di rottura, bensì di compromesso, è ulteriormente confermato dalla parte riguardante i settori pubblico e privato. All'economia pubblica è garantita, vi si dice, una posizione dominante, che deve essere ulteriormente consolidata, assorbendo investimenti da altri settori attraverso il sistema azionario e portando avanti fino in fondo la difficile riforma delle imprese statali, mediante la loro trasformazione in società per azioni. Allo stesso tempo si prevede la crescita simultanea del settore non-pubblico, il cui sviluppo, in base a quanto si dice nel secondo paragrafo, deve essere "spronato, sostenuto e guidato". Questa visione del rapporto tra i due settori, pubblico e privato, non presenta novità sostanziali rispetto a quanto già espresso in precedenza, nel documento approvato in occasione del XVI Congresso, ma anche addirittura in quello del XV, nel settembre '97: esso riconosceva infatti la necessità di uno sviluppo del settore statale dell'economia, in posizione dominante, simultaneo a quello di altre forme di proprietà differenziate7 .

In queste ultime "Risoluzioni" del 2003 è però ulteriormente incoraggiata la promozione del settore non pubblico garantendo ai suoi operatori, almeno in linea di principio, lo stesso trattamento riservato ai soggetti di quello pubblico in materia di investimenti, finanziamenti, tassazione, uso dei terreni e commercio estero. Una grande opportunità di crescita per il settore privato, che risolva allo stesso tempo i problemi di quello statale, è fornita dalla vendita e acquisizione delle imprese statali in deficit in base alle condizioni di smantellamento della proprietà pubblica, stabilite da apposite commissioni a livello centrale e locale. Inoltre ai capitali privati dovrà essere realmente permesso di investire nei settori delle infrastrutture, dei servizi di pubblica utilità e negli altri settori non vietati dalle leggi dello stato. Nonostante il fatto che le società straniere potrebbero essere avvantaggiate in questo processo, il ritmo per la liberalizzazione dei capisaldi dei monopolio governativo come l'industria energetica, le ferrovie, il sistema postale e delle telecomunicazioni deve essere accelerato in relazione agli obblighi contratti con l'entrata nel WTO.

Sebbene in genere i documenti dei Comitato centrale delineino essenzialmente linee programmatiche di orientamento e forniscano scarse indicazioni concrete, questo dei 2003 appare particolarmente vago rispetto a un tema particolarmente delicato, quello dell'istituzione di un sistema moderno di diritti di proprietà, i quali, si dice genericamente, dovrebbero essere garantiti in base alla legge.
È quindi evidente come, soprattutto rispetto alle prospettive per lo sviluppo del settore privato auspicate da Jiang Zemin nell'ormai storico discorso del 1 luglio 20018 , il testo delle "Risoluzioni" del 2003 non appaia particolarmente innovativo. Esso potrebbe essere considerato come un documento di compromesso, che fa concessioni a posizioni più "conservatrici" per quanto riguarda lo sviluppo dei settore privato: è ipotizzabile infatti che l'apertura di Jiang agli imprenditori privati sia vista ancora con occhi non proprio favorevoli da quanti considerano i "capitalisti rossi" come il simbolo di un modo di arricchirsi e fare affari spesso ai limiti della legalità. Evitando di cadere in descrizioni troppo semplicistiche dei diversi schieramenti e fazioni all'interno dei partito, potremmo forse ipotizzare che Hu Jintao, autore indiscusso di questo documento, avvalendosi delle proprie funzioni istituzionali nel partito e nel governo, stia agendo un po' come ago della bilancia tra le diverse posizioni, svolgendo un ruolo molto simile a quello ricoperto in passato da Deng Xiaoping.

Sui difficili equilibri tra questi vari schieramenti sapremo sicuramente di più tra qualche mese, al momento della conclusione dei lavori dell'Assemblea nazionale dei popolo, quando saranno approvati gli emendamenti alla costituzione riguardanti proprio questo settore. Tali emendamenti sono stati sottoposti alla terza sessione plenaria in qualità di "Proposte... relative all'emendamento dei contenuto di alcune parti della costituzione9 . Sarà interessante quindi appurare come la sostanza di questo documento sarà definitivamente recepita dal legislatore: un'importante conquista sarebbe il porre espressamente la proprietà privata sullo stesso piano di quella pubblica e salvaguardarla allo stesso modo in cui avviene per quest'ultima10 .

Bisognerà anche accertare se nel trattare della protezione dei beni delle imprese sarà fatto esplicito riferimento a quelle private e non più genericamente a tutti i tipi di imprese appartenenti a diversi livelli di proprietà. Inoltre è da verificare se, come proposto, verrà inserita nel testo costituzionale una dicitura che specifichi l'inviolabilità sì della proprietà privata, ma di quella ottenuta legalmente. II presunto conseguimento legale della proprietà costituirebbe una precondizione che dovrebbe essere accertata, introducendo quindi un certo margine di discrezionalità nello stabilire la legalità o meno dell'acquisizione stessa. Sebbene tale prerequisito abbia una certa fondatezza a causa del dilagare della corruzione e dei casi di appropriazione indebita della proprietà pubblica, esso fa in modo che lo stato-partito, garante della legalità socialista, diventi arbitro indiscusso nel legittimare o meno i diritti di proprietà. I criteri di legalità, come è noto, sono stati spesso stabiliti discrezionalmente da parte delle autorità: si sono già verificati casi in cui governi locali e provinciali hanno confiscato proprietà immobiliari e capitali di cittadini, privandoli dei propri diritti in base all'accusa di aver violato leggi e regolamenti nell'acquisizione di quelle stesse proprietà. È questa attualmente la preoccupazione maggiore, non più quella di campagne politiche che avrebbero potuto rovesciare l'orientamento del partito, come negli anni '80. Tuttavia la tutela della proprietà privata riguarderà, oltre gli imprenditori privati, anche i comuni cittadini: degli 11 .000 miliardi di yuan di beni posseduti privatamente, gran parte appartiene a questi ultimi e non esclusivamente ad operatori economici11. Un'altra spesso frequente violazione dei diritti di proprietà è la ricollocazione forzata di residenti urbani i cui immobili vengono confiscati senza adeguata compensazione nel processo di realizzazione di progetti edili. Sarà interessante verificare se sarà previsto dal legislatore un qualsiasi tipo di compensazione e in base a quali criteri essa potrà essere fissata: la valutazione più giusta sarebbe in base ai prezzi di mercato.

4. Lo stile di Hu Jintao

Una delle novità più significative di questo terzo plenum è consistita nelle modalità di lavoro annunciate dal segretario del partito, Hu Jintao: a partire da questa riunione, l'Ufficio politico sarebbe stato tenuto a presentare al Comitato centrale un rapporto sull'attività svolta12 . Tale atto implicherebbe una sorta di consultazione, quasi l'accettazione di una specie di monitoraggio da parte di un organismo composto da un numero di membri ristretto e rappresentante la nomenclatura più alta del partito nei confronti di un altro organismo molto più allargato.

È la prima volta che viene prevista questa procedura, che dovrebbe costituire un esempio per altri organismi del partito a livelli diversi: una sorta di sistema di compensazione tra vari organi, quali l'Ufficio politico, il Comitato centrale, il Congresso dei delegati; un tentativo di istituzionalizzare norme e procedure atte a ridurre e circoscrivere il potere di organismi ristretti e oligarchie di individui. È un processo finalizzato a promuovere quella che Hu ha definito la "democrazia all'interno del partito" (dangnei minzhu)13 .

La stampa ufficiale ha ripetutamente sottolineato la collegialità e la trasparenza del processo decisionale: sebbene siano state redatte sotto l'attenta supervisione di Hu, le "Risoluzioni" del terzo plenum sarebbero tuttavia frutto di un lavoro collegiale14 . È stata inoltre evidenziata anche la stretta collaborazione tra il segretario del partito e il premier Wen Jiabao, a capo di un gruppo di revisione del Comitato permanente: è stato reso pubblico come quest'ultimo organismo, nel corso di cinque riunioni, avrebbe avanzato importanti modifiche al documento, che invece sarebbe stato stilato nel corso di due sedute dell'Ufficio politico. È stata poi data notizia di tutte le riunioni di quest'ultimo organismo e del Comitato permanente a partire da novembre 2002: una pratica inaugurata da Zhao Ziyang successivamente al XIII Congresso e poi, in seguito, abbandonata.

Nel documento del plenum del 2003 è molto evidente l'impronta di Hu Jintao: una maggiore attenzione ai problemi sociali e agli squilibri della crescita economica, elemento ormai caratterizzante il suo modo di fare politica. AI modello di sviluppo economico avanzato da Jiang, Hu contrappone la sua visione di una crescita bilanciata da un sistema di garanzie sociali: un programma da riformatore sensibile alle esigenze e agli interessi della popolazione. Presentandosi quasi come un discepolo del presidente Mao, Hu è parso avere a cuore le sofferenze della masse cui si è mostrato vicino durante la passata epidemia della Sars, visitando ospedali e comitati di quartiere. A differenza del suo predecessore, in molte occasioni ufficiali ha diffuso un'immagine di frugalità, evitando lo sfarzo cerimonioso e rispolverando l'umiltà e l'essenzialità di stile maoista. È stata significativa, all'indomani del XVI Congresso, la sua visita a un luogo quasi di culto della rivoluzione comunista, Xibaipo, nella provincia dello Hebei, dove, nel corso del 2° Plenum del VII Comitato centrale nel marzo '49, prima della conquista di Pechino, Mao Zedong tenne un famoso discorso che enfatizzava lo stile di vita frugale e lo spirito rivoluzionario dei quadri dei partito15 .

Parafrasando un'affermazione di Mao in quella stessa occasione, "Questo è il giorno in cui mi recherò alla capitale per sottopormi all'esame"16 , Hu avrebbe affermato: "Oggi quest'esame continua"17 . Ed è vero, l'esame politico della nuova leadership è appena iniziato.

 

MONDO CINESE N. 117, MAGGIO-AGOSTO 2004


Note

1 "Zhonggong Zhongyang guanyu wanshan shehuizhuyi shichang jingji tizhi ruogan wenti de jueding" (Risoluzioni del Comitato centrale del Partito comunista cinese riguardanti alcuni problemi relativi al miglioramento del sistema dell'economia di mercato socialista), Renmin ribao (Rmrb), 22.10.2003, pp.1 -2.
2  'Zhonggong Zhongyang guanyu wanshan shehuizhuyi shichang jingji tizhi ruogan wenti de jueding' fudao duben (Testo ausiliario alle 'Risoluzioni del Comitato centrale del Partito comunista cinese riguardanti alcuni problemi relativi al miglioramento del sistema dell'economia di mercato socialista'), Beijing, Renmin chubanshe, 2003; 'Zhonggong Zhongyang guanyu wanshan shehuizhuyi shichang jingji tizhi ruogan wenti de jueding' xuexi fudao bai wen (Cento domande per facilitare lo studio delle 'Risoluzioni del Comitato centrale del Partito comunista cinese riguardanti alcuni problemi relativi al miglioramento del sistema dell'economia di mercato socialista'), Beijing, Dangjian duwu chubanshe, 2003; in Rmrb, 22.10.2003, p.2.
3  Jiang Zemin, "Quanmian jianshe xiaokang shehui, kaichuang Zhongguo tese shehuizhuyi shiye xin jumian. Zai Zhongguo gongchandang Di-shiliu ci Quanguo daibiao dahui shang de baogao" (Costruiamo in modo onnicomprensivo una società del benessere, creiamo nuove condizioni per la causa del socialismo con caratteristiche cinesi. Rapporto all'Assemblea generale dei delegati di tutto il paese al XVI Congresso del Partito comunista cinese), Rmrb, 18.11.2002, p.1.
4  "Zhu Rongji daibiao Guowuyuan zuo zhengfu gongzuo baogao" (Rapporto di Zhu Rongji sul lavoro dell'attività di governo a nome del Consiglio degli affari di stato), Renmin ribao-haiwai ban, 6.3.2002, pp. 1-2.
5  Willy Wo-Lap Lam, "China focuses on social well-being" Asianow-CNN Asianews, internet ed. (CNN), 12.8.2003.
6  Id., "China: Breaking with the past?", CNN, 18.7.2003.
7  Jiang Zemin, "Gaoju Deng Xiaoping lilun weida qizhi, ba jianshe you Zhongguo tese shehuizhuyi shiye quanmian tui xiang ershiyi shiji. Zai Zhongguo gongchandang Di-shiwu ci Quanguo daibiao dahui shang de baogao" (Teniamo alta l'illustre bandiera della teoria di Deng Xiaoping, facciamo avanzare verso il XXI secolo la causa della costruzione del socialismo con caratteristiche cinesi. Rapporto all'Assemblea generale dei delegati di tutto il paese al XV Congresso del Partito comunista cinese), Rmrb, 22.9.1997, pp. 1-4.
8  Jiang Zemin "Zai qingzhu Zhongguo gongchandang chengli bashi zhounian dahui shang de jianghua" (Discorso alla cerimonia celebrativa per l'anniversario degli ottant'anni della fondazione del Partito comunista cinese), Zhonggong dangshi yanjiu, n.4 (82), 2001, pp. 3-13.
9 "Zhonggong Zhongyang guanyu xiugai xianfa bufen neirong de jianyi" (Proposte del Comitato centrale del Partito comunista cinese relative all'emendamento del contenuto di alcune parti della costituzione), Rmrb, 15.10.2003, p.1.
10  Liu Xiaobo, "Xin yi liaoliao de San zhong quanhui" (Un terzo plenum con pochissime nuove proposte), Zheng ming, n.11 (313), novembre 2003, pp.25-26.
11  Joseph Kahn, "China moves to protect property, but the fine print has a caveat", New York Times, internet ed., 23.12.2003.
12  Wu Yu, "San zhong quanhui de 'xin shi’ (Le 'novità' del terzo plenum), Zheng ming, n.11 (313), novembre 2003, p.27.
13  Ruan Ming, "Zhongguo gaige yu Hu Jintao de zhixue" (Le riforme in Cina e la filosofia di Hu Jintao), Zheng ming, n.8 (310), agosto 2003, p.60.
14  "How was important CPC's document on economic system", People's daily, internet ed., 10.11.2003.
15  Willy Wo-Lap Lam, "China's leaders turn to Mao", CNN, 18.11.2003; Nailene Chou West, "Hu proves himself a decisive leader", South China Morning Post (SCMP), internet ed., 22.11.2003.
16  Un'immagine classica che sembra alludere all'iter degli aspiranti funzionari durante le passate dinastie, i quali si recavano alla capitale per sostenere la fase finale degli esami imperiali.
17  Laurence Brahm, "A leader haunted by history?", SCMP, 5.1.2004.

 

CENTRORIENTE - P. IVA 07908170017
Copyright Centroriente 1999-2018