TAIJIQUAN
Appunti di un praticante laowai


Autore |
Piero Cellarosi |
Editore |
Bronx Publishing, Praga, 2012 |
Prima edizione |
2012
© Piero Cellarosi, 2012 |
Pagine |
176 |
N. ISBN |
978-80-904982-0-4 |
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Prefazione
«Consentitemi piuttosto di tentare di dir questo: come posso sapere che ciò che chiamo "conoscenza" non è ignoranza? E come posso sapere che ciò che chiamo "ignoranza" non è conoscenza? »
Zhuangzi
Il titolo scelto per questo libro, "Taijiquan: Appunti di un praticante laowai", cerca di chiarire subito quale sia la mia posizione nei confronti del taijiquan. Esso fa, infatti, esplicitamente riferimento ad un percorso di studio ancora in essere, rivelando inoltre le mie coordinate culturali, quale straniero in terra cinese (questo il significato del termine laowai).
Credo sia opportuno quindi spiegare quali siano i motivi che mi hanno spinto a scrivere un libro su di un argomento tanto complesso e vasto come il taijiquan, pur non ritenendomi un maestro di quest'arte.
Lo stimolo più importante è stato sicuramente la curiosità unita alla concreta necessità di fare ordine tra le idee. Questo testo nasce quindi soprattutto come strumento utile a verificare le intuizioni avute nel corso della pratica, favorendo in primo luogo un personale percorso di apprendimento. Il materiale raccolto durante la fase di ricerca e la serie di appunti scritti, col tempo, hanno assunto proporzioni tali da richiedere un lavoro di riorganizzazione. Ed è proprio da questa fase di rielaborazione del materiale che ha preso lentamente forma l'idea di riscrivere i miei appunti in maniera più sistematica con l'intento di pubblicarli. Questo progetto è motivato dal desiderio di realizzare un'intima ambizione: favorire, almeno in parte, una maggiore comprensione della cultura e delle arti marziali cinesi da parte dei lettori occidentali. Ritengo infatti che la visione diffusa in occidente della cultura cinese sia eccessivamente viziata da stereotipi che ne alterano la complessa realtà storicoculturale.
Le arti marziali non sono immuni da queste distorsioni, in particolare quando si entra nel delicato campo degli aspetti filosofici, che spesso risultano essere svuotati dei loro reali contenuti.
Tali considerazioni rappresentano il punto di partenza di questo lavoro, nella speranza che esso possa chiarire alcuni malintesi riguardanti la teoria del taijiquan, fornendo una visione più realistica delle arti marziali in generale e del loro legame con la filosofia cinese.
È doveroso sottolineare che il libro non vuole essere un manuale didattico, bensì uno strumento utile a stimolare lo spirito critico del lettore.
Mi piace pensare, infine, che questo testo rappresenti un tributo nei confronti del mio maestro e del paese che da circa sei anni mi ospita. Introduzione
Il taijiquan è un'arte del combattimento basata sul concetto filosofico del taiji, che nella speculazione cinese rappresenta il principio sottostante l'ordine universale. L' allenamento di questa disciplina, caratterizzato dall'esecuzione di movimenti lenti ed ininterrotti, si articola in diverse fasi: gli esercizi preparatori, lo studio di una o più forme (a mani nude e con armi) e l'applicazione a coppia di tecniche per sviluppare la sensibilità nel combattimento corpo a corpo (tuishou).
Questo stile, conosciuto ormai in tutto il mondo, pur nascendo come un'arte marziale, ha assunto negli anni la connotazione sempre più marcata di pratica psicocorporea finalizzata al benessere fisico. In Cina esso è infatti molto diffuso a livello popolare tra gli anziani che lo praticano, solitamente nei parchi pubblici o nelle piazze, come ginnastica.
A questa duplice natura, si aggiunge inoltre una dimensione sportiva, all'interno della quale il taijiquan ha subìto un inevitabile processo di standardizzazione che ne ha in parte modificato gli aspetti peculiari, rendendolo più simile agli altri stili del wushu moderno.
Se "l'universo" taijiquan presenta oggi un aspetto multiforme, non meno articolata è la questione riguardante la sua nascita e la sua evoluzione. Gli storici cinesi, infatti, non sono ancora riusciti a definirne con certezza le origini, tanto che sono ancora accese le dispute riguardanti la figura del suo presunto fondatore e la determinazione dell'ambito culturale nel quale si è sviluppato.
Ma in cosa consiste il sistema taijiquan? Quali sono le caratteristiche che lo contraddistiguono da altre pratiche marziali?
Il taijiquan può essere interpretato come una sintesi di diverse discipline, ognuna di esse a suo modo rappresentativa del pensiero cinese.
Al suo interno è possibile infatti ritrovare elementi appartenenti alla medicina tradizionale (teoria dei meridiani), concezioni riprese dalla tradizione delle pratiche psico-corporee (riguardanti la sublimazione dell'energia interiore), aspetti e concetti filosofici che si rifanno alla tradizione neoconfuciana e che a loro volta sono stati assorbiti dal fondo comune della speculazione filosofica antica (taiji, cinque agenti, otto trigrammi, yinyang, ecc ...).
Il complesso sistema teorico risultante da questa sintesi non è tuttavia prerogativa unica del taijiquan, ma al contrario esso rappresenta un patrimonio teorico comune anche ad altri stili tradizionali; tuttavia, nel taijiquan esso ha assunto caratteristiche peculiari ed è stato utilizzato per spiegare in maniera funzionale i contenuti tecnici propri della disciplina, lo specifico approccio strategico al combattimento ed il distintivo metodo di allenamento. Sono questi tre aspetti fondamentali a contraddistinguere in maniera determinante il taijiquan da altri sistemi di combattimento.
Data la complessa struttura teorica, una comprensione completa del taijiquan richiede un'analisi su differenti piani: teoricofilosofico, tecnico, fisico, energetico e mentale. Alcuni di questi aspetti sono più difficili da assimilare, poiché si riferiscono ad elementi della cultura e del pensiero cinese che, per loro natura, risultano meno accessibili ad un laowai.
Oltre alle difficoltà strettamente linguistiche, da non sottovalutare, è soprattutto la differente struttura mentale a costituire il maggiore ostacolo all'apprendimento.
Il modo di pensare occidentale crea infatti delle barriere che accentuano i limiti imposti dalla distanza culturale. In occidente, la "scienza corporea" cinese è infatti il più delle volte travisata, e spesso sottovalutata, non per suoi limiti oggettivi, ma poichè il linguaggio utilizzato e i fondamenti teorici non si rifanno alla logica del pensiero cartesiano, bensì a schemi concettuali ereditati dal pensiero correlativo.
Da ciò ne consegue il paradosso che le pratiche corporee cinesi, incluso il taijiquan, siano contemporaneamente ritenute miracolose dai praticanti più fanatici, ma ufficialmente considerate alla stregua di pratiche pseudoscientifiche. Questi due giudizi sono a mio parere fuorvianti, poichè entrambi si basano su di una erronea interpretazione dei principi teorici di queste discipline.
Uno degli obiettivi di questo libro è quindi quello di svolgere, per così dire, il ruolo di "mediatore culturale", provando a spiegare i contenuti teorici attraverso l'uso di un linguaggio più familiare al lettore occidentale e cercando al contempo di fornire gli strumenti culturali indispensabili per una loro adeguata comprensione.
Il compito più arduo è rappresentato proprio dalla necessità di reinterpretare tali contenuti, servendosi di un approccio consono al metodo scientifico occidentale, senza però che essi siano svuotati del loro significato originario.
La metodologia utilizzata tiene conto del fatto che per poter comprendere una pratica nata in seno ad una cultura altra, non sia possibile osservarla con gli occhi dello straniero, mà sia necessario prendere a prestito lo sguardo di chi da quella cultura è nato.
Riferendosi nello specifico alla pratica del taijiquan, il primo passo che un praticante straniero dovrebbe compiere è quindi, a mio avviso, il superamento delle idee precostituite che si hanno di questa disciplina.
Per quel che concerne l'allenamento bisognerà ad esempio comprendere il differente criterio adottato in Cina, dove la distinzione funzionale tra processi e risultati rappresenta il punto di partenza per una corretta pratica. In occidente si tende a focalizzare l'attenzione sui risultati, ponendo scarsa attenzione o addirittura ignorando i processi ad essi sottostanti; la scienza corporea cinese ha invece approfondito nei secoli le dinamiche di causaeffetto esistenti tra processi e risultati, sviluppando metodologie di allenamento incentrate essenzialmente sui primi.
Una corretta interpretazione della scienza corporea cinese e del metodo di allenamento del taijiquan dipendono perciò dalla comprensione di questo approccio.
Ad un'attenta analisi, questo sistema di allenamento non è privo di fondamento scientifico, come molti erroneamente ritengono, ma trova riscontro in teorie elaborate, ad esempio, dalla fisiologia e dalla biomeccanica o riguarda aspetti di natura psicologica affrontati dalla psicosomatica.
La differente metodologia di allenamento richiede tuttavia tempi lunghi ed un'applicazione costante: il miglioramento delle prestazioni dipende infatti quasi esclusivamente dalla costanza giornaliera nella pratica, piuttosto che dall'intensità della singola sessione d'allenamento; esso avviene per gradi e si realizza in un lento e costante processo di perfezionamento.
L'elaborazione dei contenuti del libro, così come l'ordine stesso dei capitoli, riflette le dinamiche peculiari della metodica di insegnamento cinese, secondo la quale la via più efficiente per la conoscenza è l'esperienza diretta.
La prima parte del libro è per questo motivo incentrata su alcuni principi teorici di base che ritrovano un riscontro immediato nella pratica, e che quindi assumono un'utilità concreta nel percorso di studio. A differenza di altri testi però, si è preferito focalizzare l'attenzione sugli aspetti legati al metodo corporeo del taijiquan, senza entrare nel merito specifico delle sequenze di movimenti e posture che compongono le forme. Questo perché si ritiene che un libro non possa e non debba sostituirsi alla figura fondamentale del maestro, ma, al pari di un compagno di allenamento con più esperienza, esso debba limitarsi a fornire delle indicazioni utili ad una maggiore e più profonda comprensione.
I capitoli che compongono la prima parte del libro, escluso il primo (Il processo di apprendimento) che genericamente introduce la metodologia cinese di insegnamento, delineano quelle che sono a mio avviso le fasi più importanti del percorso di studio di questa disciplina. Nel capitolo 2, intitolato "Filosofia del movimento", si ripercorrono le varie tappe che portano il praticante ad acquisire coscienza del proprio corpo fino allo sviluppo dell'istintualità. Il capitolo 3, "Forza, fisica e forza fisica" affronta invece il peculiare approccio al combattimento del taijiquan, approfondendo i molteplici aspetti riguardanti l'allenamento della forza muscolare e lo studio della forza come fenomeno fisico (leggi della dinamica). Il capitolo 4 è dedicato invece agli effetti benefici della pratica del taijiquan sulla salute psicofisica.
La seconda parte del libro è dedicata all'approfondimento degli aspetti storici, analizzati al fine di contestualizzare la pratica del taijiquan all'interno dei confini culturali del pensiero cinese. I due capitoli di questa sezione del libro si pongono come duplice obiettivo quello di ricostruire le fasi che hanno contraddistinto l'evoluzione del pensiero cinese, fornendo quindi al lettore un quadro sintetico del background culturale da cui è generato il taijiquan (capitolo S). Dopo averne definito i confini culturali, si è cercato di ricostruire nei dettagli il processo che ha portato alla nascita del taijiquan, inserendolo nel contesto più ampio dell'evoluzione avvenuta in seno alle arti marziali cinesi nel corso dei secoli XVII, XVIII e XIX (capitolo 6).
Nel portare avanti questa ricerca l'autore ha cercato di integrare l'approccio tradizionalmente utilizzato con un'analisi storica di più ampio respiro, al fine di motivare la personale convinzione che, da un punto di vista strettamente culturale, il taijiquan non sia soltanto un'arte marziale ed una ginnastica benefica, ma che possa essere considerato a tutti gli effetti un'elegante opera filosofica, espressione del pensiero cinese.
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