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GIAPPONE E PATENTE
Il percorso a ostacoli per ottenerla e mantenerla

Le "fatiche" di un aspirante patentato

In Giappone il cosiddetto "foglio rosa", o pre-patente, viene concesso a chi abbia compiuto 18 anni, sappia già guidare e sia iscritto a una scuola guida. Dura soltanto sei mesi e non è rinnovabile. Per ottenerlo bisogna sottoporsi a un pre-esame che diventa sempre più difficile e la percentuale di coloro che non lo superano è decisamente elevata. Naturalmente per guidare l'auto bisogna avere sempre un accompagnatore munito di patente.
Gli esami di guida, in Giappone, si svolgono presso i centri autorizzati gestiti dalle Commissioni regionali per la sicurezza pubblica. Ancora una volta la selezione è elevata: oltre il 30% degli aspiranti guidatori viene bocciato. Ma, attenzione, circa il 90% dei bocciati appartiene alla categoria dei privatisti, cioè coloro che non hanno frequentato le scuole guida autorizzate. Come sempre in Giappone chi non sceglie le vie ufficiali va incontro a stangate impietose.
La stragrande maggioranza preferisce quindi la "stangata preventiva", costituita dal conto salatissimo dell'autoscuola. Talmente salato che prendere la patente costa quasi quanto acquistare un'utilitaria.
Tutto sommato però ai giapponesi conviene investire tale cifra perché in pratica hanno l'esenzione dall'esame finale. È sufficiente frequentare un minimo di 57 ore di lezione (30 di teoria e 27 di guida) per avere automaticamente la patente alla fine del corso. Chi invece non dispone di questo "capitale" o ritiene di sapere già tutto, si può presentare come privatista all'esame. Ma le possibilità di passare si riducono a un lumicino (più o meno il 4%).
Ci sono anche i corsi intensivi, ma la probabilità di promozione è inversamente proporzionale al denaro investito e al numero di ore pagate. Le scuole guida si fanno in quattro per venire incontro ai bisogni dei loro clienti: restano aperte sabato e domenica, e molte operano anche di notte, con sconti vari. Il tempo minimo per la frequenza della scuola guida è di tre mesi, ma ci sono anche corsi intensivi di due settimane. 
Gli aspiranti patentati devono però fare molta attenzione a non rinviare all'ultimo minuto l'iscrizione perché potrebbero essere costretti a tenere parcheggiata la loro auto nuova fiammante per mesi sotto casa, senza la possibilità di godersela. E sì, perché se si vuole avere un posto in qualcuna di queste scuole, prenotarsi per tempo è una legge. Ci sono giapponesi che hanno fatto attese di sei mesi. 
Il Giappone è un paese dove, pagando, si può avere un'automobile in pochi minuti, ma un permesso, come la patente, può richiedere anche due anni. 

I "dolori" di un principiante

Chi sbaglia, in Giappone, paga sempre, molto più che altrove. Ma anche chi non ha ancora sbagliato, rischia di pagare con l'ostracismo sociale o con la "caccia all'untore". 
Girando per le strade del Giappone è frequente vedere delle automobili con apposto un "cartellino giallo" - introdotto agli inizi degli anni '90 - , la cui funzione è quella di "marchiare" le auto di chi ha appena preso la patente, giovane o vecchio che sia. Esso viene applicato bene in vista sulla vettura per mettere in guardia gli altri automobilisti e invitarli, per il bene della propria salute, a stare piuttosto alla larga. Esso resta obbligatorio per tutto il primo anno dopo l'acquisizione della patente. Se poi si è giovani e freschi di patente si è costretti a portarsi dietro il marchio di pericolo pubblico per ben due anni. Si tratta di una freccia giallo-verde che viene applicata dietro le loro auto, sopra il paraurti, a 18 anni, quando per legge possono prendere la patente, e tolta quando compiono i 20 anni. Una sorta di marchio d'infamia che nella lingua del Sol Levante suona "shoshinsha maku" e che significa "marchio del principiante". Attenti a loro!

Non si può mai stare tranquilli

Nel paese del "provvisorio" e della filosofia zen, neppure la patente sfugge al destino: non esiste in Giappone la patente definitiva che si rinnova pro forma ogni dieci anni, come è da noi, punti permettendo.
Per i Giapponesi la patente è sempre provvisoria ed ogni tre anni devono rifare l'esame generale, quello della vista e quello di sana costituzione.
Ma anche le severe autorità nipponiche hanno anche un cuore ed è previsto un premio per i buoni. Se dopo i primi tre anni di patente non si sono avuti incidenti, né si sono collezionate multe, la patente viene rinnovata per cinque anni, anziché per tre. 
Se, al contrario, allo scadere dei tre anni (o dei cinque se si è stati bravi durante il ciclo precedente) risultano dei punti negativi la situazione cambia. Se i punti negativi accumulati sono meno di tre - che vengono scritti sulla patente in caso di infrazione alle norme stradali o di incidenti colposi - si è costretti a frequentare un corso di aggiornamento sulla normativa e sulle leggi e soprattutto sottoporsi a "sedute di colpevolizzazione", in cui uno psichiatra userà tutti i mezzi per far il "reo" sentire un "verme" che ha tradito il suo paese, calpestando le regole e mettendo a repentaglio la vita altrui. Una volta "redento" avrà diritto ad altri tre anni di patente, senza tuttavia rifare l'esame.
La mano sarà - ovviamente - ancor più pesante su chi ha collezionato da tre a sei punti negativi. Quando si raggiunge il massimo di sei, la patente viene ritirata. Prima di sei si può ancora circolare, ma quando allo scadere dei tre anni ci si presenta all'Ufficio della motorizzazione si viene trattati alla stregua di un pivello (oltre che come un pericoloso criminale) e si devono ripetere tutti gli esami. Non solo, ma ci deve sottoporre anche a "sedute di colpevolizzazione" di una categoria decisamente più micidiale di quella precedente. 

Quello che consola l'automobilista giapponese è che anche i pedoni DEVONO rispettare il codice della strada, altrimenti…

Frammenti d'Oriente, settembre 2003

 

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