DIARIO
VENEZIANO


Autore |
Acheng |
Editore |
Edizioni Theoria,
Roma-Napoli |
Prima edizione |
novembre 1994 |
Pagine |
128 |
Trad. (dal cinese) e a cura
di |
Maria Rita Masci |
Nel Diario veneziano Acheng porta all’estremo limite il suo sguardo
«taoista» sul mondo. L’esercizio della distrazione, una semplicità e
un’essenzialità costruite attraverso la disciplina della sottrazione, una capacità
di sintesi che consente ad Acheng di unire punti lontanissimi nello spazio e nel tempo:
all’inizio del Diario, passando dalla descrizione della Los Angeles bruciata
dalle violenze razziali al ricordo di un episodio della Rivoluzione culturale, lo
scrittore conclude con disarmante ironia: «Nei grandi disordini c’è sempre un
grande silenzio». La forza segreta di questo libro, che si colloca in un preciso genere
letterario — detto biji (letteratura in forma appunto), divenuto popolare in Cina a
partire dal periodo delle Sei dinastie (265-589) — sta proprio nella svagatezza e
concisione quasi algebrica dello stile. Venezia, dove Acheng ha vissuto per due mesi nel
1992, appare e scompare nel corso del Diario come quei disegnini lievi sui vetri
appannati dal vapore che mutano forma e diventano all’improvviso un’altra cosa.
Eppure questo tessuto aereo di immagini è sorretto da un’intelaiatura robustissima
di idee che formano, come ha scritto Edoarda Masi, «una trama coerente, seppure
invisibile al lettore distratto. La simpatia per il meticciato e l’ostilità ai
nazionalismi. Lo spirito antiaristocratico. L’insofferenza per le corporazioni degli
intellettuali di ieri e di oggi, nella varietà cinesi e occidentali. L’ironia
sull’antico e sul moderno, e anche sul postmoderno», sono alcuni dei nodi attorno ai
quali si coagula la visione del mondo di Acheng.
Acheng è nato in Cina nel 1949 e vive, dal 1987, a Los Angeles. Ha
pubblicato presso Theoria Il re degli scacchi, Il
re degli alberi, Il re dei bambini, in seguito raccolti nella Trilogia dei
re. Ha inoltre curato l’antologia di narratori cinesi contemporanei Strade
celesti.
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