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SPETTRI E FANTASMI CINESI


Editore Theoria, Roma-Napoli
Collana Biblioteca di letteratura fantastica
Prima edizione maggio 1991
Pagg. 140
Traduzione (dal cinese) e cura di Giorgio Casacchia e Patrizia Dadò

«Aveva il corpo azzurro, la bocca aperta verso l’alto, gli occhi rotondi, il naso all’insù, le labbra a punta, i capelli rossi, gli speroni da pollo e gli zoccoli da cammello»: il sinistro guazzabuglio di creature appena descritto è uno "yaksha", uno dei più comuni esseri subumani che gremivano le strade dell’antico impero cinese. Come molti suoi simili è spesso malvagio; particolarmente goloso di carni umane fresche, si accontenta però anche di carogne; i testi sacri non mancano di sottolineare, tra i suoi meriti, quello di proteggere i monaci buddhisti. Al contrario degli "yaksha", gli "esseri pelosi" hanno tratti decisamente più antropomorfi. I cinesi attribuivano loro le più sordide stravaganze: creature ottuse e servili, sono raramente pericolosi, ma il loro appetito sessuale li porta qualche volta a strafare. Dal mirabile repertorio di mostri che abitano queste pagine non mancano i più classici spettri: queruli e nostalgici come i fantasmi occidentali, hanno il corpo freddo e duro oppure molle e fragile, secondo il grado di decomposizione. In compenso vanno regolarmente dal medico a farsi curare con l’agopuntura. Nei racconti scritti durante la Rivoluzione culturale, diventano, per decreto maoista, pavidi e codardi ed escono regolarmente scornati dal confronto con uomini quasi sempre più coraggiosi. Più che ad angeli decaduti, i mostri cinesi assomigliano a uomini imperfetti e degradati; e se sono così crudeli e dispettosi è perchè invidiano la posizione che l’uomo occupa nella scala evolutiva.
Folgoranti e laconiche come un rapporto di polizia, le novelle macabre dell’antica Cina sono attraversate da un soffio di umorismo gelido: ma il tratto che le rende così amabilmente incongrue è il tono con cui il narratore ce ne rende partecipi: un tono protocollare e imperturbabile, lievemente sornione, alieno da qualsiasi compiacimento misterico; tollerante. L’antica cultura cinese non respinge l’"ombra" fuori di sé, la introietta, la metabolizza, la ingloba nella sua saggezza millenaria.

 

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