L'uomo che allevava i gatti
Autore MO Yan (莫言 Mò Yán)
Editore Einaudi, Torino
Prima edizione 1997
Titolo originale 生死疲劳 Shēngsǐ píláo (2006)
Traduzione di
  • I racconti Il fiume inaridito (枯河), Il cane e l’altalena (白狗秋千架), Il tornado (大风), La colpa (罪过), Musica popolare (民间音乐), L’uomo che allevava i gatti (养猫专业户), sono stati scelti e tradotti da Daniele Turc-Crisà.
  • I racconti Il vecchio fucile (老枪), Esplosioni (爆炸), Il neonato abbandonato (弃婴) sono stati scelti da Maria Rita Masci.
  • I racconti Il vecchio fucile e Il neonato abbandonato sono stati tradotti da Lara Maconi.
  • Il racconto Esplosioni è stato tradotto da Giorgio Trentin.
Pagine 260
Note
N. ISBN 978-8806191573

«Scalzo, un paio di calzoni neri corti fino al ginocchio, la schiena lucida, e in testa un cappellaccio di paglia con gli orli tutti logori, accartocciato e avvizzito come un fascio di foglie morte, questo padre si erge davanti a me…». Questo «padre» è l’immagine della Cina rurale, di una terra che non ha nulla di materno, che coincide con la gretta realtà della miseria, eppure assume un’autorevolezza arcana, antica e fragile. Mo Yan descrive il contrasto tra la cruda, brutale sostanza della vita di ogni giorno e la sottile magia che pure la pervade. I campi di sorgo sono teatro delle fatiche dei contadini, ma ancvhe il territorio notturno dove le volpi si accendono come scie di fuoco per indicare la strada a chi si è perso; nelle acque del fiume annegano i bambini, ma nei giorni di nebbia gli spiriti-tartaruga salgono in superficie a banchettare in abito da sera; i più razionali dirigenti del Partito possiedono un terzo occhio per vedere attraverso i muri, ma lo chiudono quando hanno troppa paura…
I protagonisti di questi racconti sono quasi sempre bambini, orfani, miserabili, ma ricchi della capacità di vedere le più sottili efferatezze e le più segrete meraviglie. Anche quando sembrano sul punto di soccombere, conservano una loro leggerezza magica. I bambini portano sulle spalle il peso dell’anima, e cercano di traghettarla sull’altra riva del fiume, tra esseri umani che hanno dimenticato di essere stati anche loro, un giorno, figli e bambini.

Mo Yan

Mo Yan, che (in cinese classico) significa “non parlare”, pseudonimo letterario di Guan Moye (管谟业) (Gaomi, 17 febbraio 1955), è uno scrittore e sceneggiatore cinese. Premio Nobel per la Letteratura nel 2012, nasce nel 1955 da una famiglia numerosa di contadini poveri, a Gaomi, nella provincia dello Shandong. Nel febbraio del 1976 abbandona il povero e isolato paese natale per arruolarsi nell’esercito. Fa il soldato semplice, il caposquadra, l’istruttore, il segretario e lo scrittore. Nel 1997, congedatosi dall’esercito, inizia a lavorare per un giornale. Nel frattempo si è laureato presso la Facoltà di Letteratura dell’Istituto Artistico dell’Esercito di Liberazione Popolare (1984-1986) e ha ottenuto un Master in Studi letterari e artistici presso l’Università Normale di Pechino (1989-1991). Inizia a pubblicare nel 1981.
Fra le sue numerose opere narrative, sono stati finora pubblicati Sorgo rosso, 1994, L’uomo che allevava i gatti, 1997, Grande seno, fianchi larghi, 2002, Il supplizio del legno di sandalo, 2005, Le sei reincarnazioni di Ximen Nao, 2009, Le rane, 2013, Le canzoni dell’aglio, 2014, Il paese dell’alcol, 2015, I quarantuno colpi, 2016, I tredici passi (2019). Delle sue undici novelle si ricordano Felicità, Fiocchi di cotone, Esplosioni, Il ravanello trasparente. Tra i racconti, Il cane e l’altalena e Il fiume inaridito, (pubblicati nella raccolta di racconti L’uomo che allevava i gatti) e Cambiamenti, pubblicato nel 2012 con i tipi di Nottetempo.
Ha anche scritto opere teatrali e sceneggiature cinematografiche come Sorgo rosso, Il sole ha orecchie, Addio mia concubina. Il film Sorgo rosso è stato premiato con l’Orso d’Oro al Festival del cinema di Berlino e Il sole ha orecchie con quello d’Argento. Nel 2005 gli è stato assegnato il Premio Nonino per la sua intera opera.

Notizie dalla stampa sul conferimento del Premio Nobel

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