Cina, primi del Novecento. Enrico Gurioli affida ad Angelo von Ungern-Sternberg, uomo cresciuto nella terra del Sol Levante, figlio di madre italiana e padre austriaco, il racconto di un mondo in dissoluzione: dalla ribellione dei Boxer al tramonto dell’Impero Qing, dalla violenza coloniale ai legami invisibili che resistono alla storia. Angelo non è un eroe, ma un testimone inquieto, spaesato, della vita nella legazione italiana di Tientsin e delle tensioni culturali che la circondano. In questo paesaggio di frontiera si intrecciano anche relazioni d’amore, sussurrate e intense, che sfidano lingua, cultura e destino.“Guanxi” è il nome cinese di quei legami: relazioni silenziose e profonde, capaci di unire ciò che la storia tende a dividere. Il Massacro di Nanchino emerge come simbolo estremo della crudeltà umana; la violenza sulle donne, silenti eroine, come punto di non ritorno. Un’opera sulla fragilità e sulla memoria che non si spegne, neppure nel rogo dei libri, tra le fiamme della storia o nell’ombra della Notte dei Cristalli.
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