Jin Ping Mei
Autore Anonimo
Editore Luni, Milano
Prima edizione 2017
Titolo originale 金瓶梅  Jīn Píng Méi
Traduzione di Serafino Balduzzi (versione integrale ricavata dalla traduzione francese curata da André Lévy da un’edizione con un’unica copia superstite, ritenuta la più vicina al manoscritto originale perduto)
Pagine Vol. 1 pp. 656
Vol. 2 pp. 800
Note
N. ISBN 978-8879845229

Il Jin Ping Mei è stato edito anche nelle seguenti edizioni:

  • Chin P’ing Mei. Romanzo cinese del secolo XVI, traduzione di e cura di Piero Jahier e Maj-Lis Rissler Stoneman, Introduzione di Arthur Waley, Collana I Millenni, Torino, Einaudi, 1955-1997,  2 voll.
    Biblioteca dell’Eros, ES, Milano, 2005-2006. [edizione parziale, ricavata dalla traduzione inglese, curata dal Waley, della riduzione tedesca di un’edizione cinese manomessa]
  • Chin P’ing Mei. Romanzo erotico cinese del secolo XVI (2 voll.), traduzione di Piero Jahier e Maj-Lis Rissler Stoneman, Nuova edizione accresciuta a cura di Olimpio Cescatti, Collana Universale Economica, Milano, Feltrinelli, 1970- V° ed. 1991, [edizione basata sulla traduzione in lingua inglese del Waley]
  • La pagoda dell’amore, traduzione di Giuseppe Costa, Torino, Dellavalle, 1971.

 

Il Jin Ping Mei prima d’ora non era mai stato né tradotto per intero in italiano. Il presente testo è una versione integrale ricavata da una traduzione francese di un’edizione sopravvissuta in unica copia, ritenuta la più vicina al manoscritto originale scomparso.
L’opera originale nacque per rappresentare la decadenza della Cina (è il memoriale di un gigantesco sfascio del Paese) parlando e usando la cifra stilistica e di trama cara al popolo: sesso, intrighi, furberie, cene, balli, bordelli, ricchezza, cortigiane, menzogne e illusioni. Ma è proprio grazie a questo slancio di “fiera umanità” che il Jin Ping Mei è diventato, a ragione, un romanzo mitico e proibito, ambito e amato, letto con la stessa brama con la quale il protagonista Ximen vive la sua straordinaria e fantastica vita.
Ai personaggi femminili viene data una rilevanza e una vitalità ben maggiori che a quelli maschili: qualunque fosse il sesso dell’autore, adotta un punto di vista femminile (ma non femminista). Vengono narrate le vicende di Ximen, affascinante “padrone” affamato di vita e di sesso, sedotto dalle famose “pillole” che gli aveva donato un monaco itinerante. Il romanzo è un susseguirsi di quinte di vita che si alternano con scene di una sessualità totalmente esplicita e disincantata: bordelli, travestiti, prostitute, accoppiamenti di ogni tipo e in ogni modo. La trama è fittissima, le storie si intersecano e si allontanano per ritornare e definirsi concludendo ogni cosa e rimettendo tutto al suo posto, come il Tao insegna. Tutto questo fornicare contribuì a deformare il destino del libro, facendolo diventare un libro proibito ancora oggi.
Dello sconosciuto autore del Jin Ping Mei non abbiamo alcun indizio, ma fu una mente di una lucidità straordinaria, con un talento narrativo capace d’inventare, più o meno dal nulla, il primo romanzo moderno (mai visto in Oriente, mai visto in Occidente). Fu scritto in “presa diretta”, mentre la Dinastia Ming viveva il suo ultimo anelito di vita perdendo ogni capacità di governare il Paese, caduto nelle mani di politici corrotti e trasognati, dando così al brigantaggio il destro per mandarlo a rotoli. Quando l’imperatore s’impiccò a un albero per evitarsi di peggio, i Manciù ne approfittarono per impadronirsi della Cina nel 1644 e la tennero fino al 1912.
La trama, le vicende, i personaggi, la “vita” che vi si racconta, tutto contribuì a far diventare il Jin Ping Mei il romanzo proibito e desiderato per eccellenza, l’antesignano di ogni vizio e virtù, oggi finalmente disponibile nella sua integrale fragranza.

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