Nel giardino cinese della Luminosità Perfetta
Autore Luigi Zangheri
Editore Olschki, Firenze
Prima edizione 2020
Titolo originale
Traduzione di
Pagine 250
Note
N. ISBN 978-8822267047

Questo splendido volume della Collana «Giardini e Paesaggio» sarà certamente apprezzato e ammirato dai cultori dell’arte dei giardini e della sua storia. L’autore, già docente di Storia del giardino e del paesaggio presso l’Università di Firenze, ha infatti approfondito per decenni lo studio del giardino cinese, della sua armonia e – com’è stato detto – della sua «accoglienza del disordine della natura quale ordine supremo».

Ma l’opera ha anche un notevole interesse dal punto di vista della storia delle missioni in Cina, in particolare di quelle dei gesuiti. Argomento centrale infatti è il Giardino dell’Antico Palazzo d’Estate della Dinastia Qing, e più specificamente i «Padiglioni Europei», ivi costruiti nel XVIII secolo per volontà dell’imperatore Qianlong sotto la direzione di un gruppo di missionari gesuiti, guidati dal fratello coadiutore Giuseppe Castiglione.

L’inquadramento storico è ampio, sia per quanto riguarda il primo periodo della dinastia Qing, e soprattutto la figura e l’opera dell’imperatore Qianlong, che regnò per ben 60 anni (1735-96), sia per quanto riguarda le figure e l’opera dei missionari europei che operarono a Pechino e alla corte cinese durante il suo regno, in particolare gli artisti. Oltre alla figura di Castiglione, vengono messe in rilievo, tra i gesuiti, quelle di p. Michel Benoist e dei fratelli coadiutori Ferdinando Moggi, Giuseppe Panzi, Jean Denis Attiret e Ignaz Sichelbart.

Dei 20 missionari accreditati alla corte di Pechino tra il 1747 e il 1783, di cui l’autore fornisce una breve biografia, 18 sono gesuiti e 2 agostiniani. Questi sono non soltanto architetti e pittori, ma anche esperti in idraulica, in meccanica, in botanica, perché il giardino è arricchito da fontane e complessi giochi d’acqua, mentre gli orologi e gli automi sono fra gli oggetti che gli imperatori e le corti maggiormente ammiravano e desideravano nei loro palazzi.

Se le opere di questo gruppo di religiosi appaiono ammirabili dal punto di vista culturale ed estetico, l’autore fa anche comprendere – con ben scelte citazioni delle loro lettere – le difficoltà delle condizioni di lavoro, la dedizione con cui vi si impegnavano e l’intenzione religiosa profonda che li animava. Come i loro confratelli alla guida dell’Ufficio astronomico, i gesuiti artisti di corte a Pechino nel XVIII secolo si impegnavano al servizio dell’Imperatore innanzitutto per ottenerne la benevolenza nei confronti delle missioni cattoliche e della possibilità di annunciare il cristianesimo.

Nella tarda epoca Ming e all’avvento dei Qing, dopo l’atteggiamento favorevole dell’imperatore Kangxi, ammiratore dei grandi astronomi gesuiti Adam Schall e Ferdinand Verbiest, la situazione della Chiesa dai primi anni del 1700 era diventata più difficile. La disastrosa missione del legato pontificio Carlo Tommaso Maillard de Tournon e la controversia sui «riti cinesi», le polemiche fra i diversi Ordini religiosi e con Propaganda Fide, fino ai decreti di espulsione e alle persecuzioni da parte dei successori di Kangxi (Yongzheng e Qianlong) rendevano sempre più precaria la situazione dei missionari.

Dietro l’opera culturale straordinaria degli artisti di corte c’è dunque una vicenda umana e religiosa talvolta drammatica, se non eroica. Toccante è il modo in cui il fratel Moggi descrive come il fratel Castiglione, nella sua sincera umiltà, avesse cercato inutilmente di evitare la nomina a mandarino, o il modo in cui l’agostiniano Sigismondo Meinardi testimonia l’unico vero motivo per cui costruisce mirabolanti oggetti e animali meccanici: cercare di temperare l’atteggiamento ostile dell’Imperatore verso la Chiesa.

Nonostante questi sforzi, la grande impresa missionaria dei gesuiti in Cina andrà in rovina con la soppressione della Compagnia di Gesù nel tardo Settecento. Non solo, ma le stesse meravigliose opere di questi coraggiosi artisti verranno distrutte nel 1860 dalle truppe inglesi e francesi alla fine della vergognosa Seconda Guerra dell’Oppio, come insensata rappresaglia per l’uccisione di parte di una delegazione diplomatica inglese. Sono stati dunque gli europei i distruttori di quegli splendidi «Padiglioni Europei» che testimoniavano di un incontro culturale fra Cina ed Europa a cui tanti missionari avevano contribuito con il dono della loro vita. È possibile rinnovare ancora questo incontro in profondità culturale e spirituale, in gratuità e bellezza? Questo volume è un tassello del grande mosaico che bisogna cercare di comporre.

Luigi Zangheri, già docente di Storia del giardino e del paesaggio presso l’Università di Firenze; già presidente del Comitato Scientifico Internazionale per i Paesaggi Culturali ICOMOS-IFLA; è presidente emerito dell’Accademia delle Arti del Disegno. Come architetto si è occupato del restauro e della valorizzazione di giardini, parchi storici e di edifici pubblici monumentali. Per la Regione Toscana è stato responsabile scientifico del progetto della candidatura delle ‘Ville e Giardini Medicei’ nella Lista del Patrimonio Mondiale. È autore di più di 250 pubblicazioni di storia dell’architettura, di storia del giardino e del paesaggio, e di restauro dei monumenti. (aprile 2020)

 

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